Sono un prete distrutto, quei file erano da anni in un pc che non è funzionante

La versione di Don Nicola De Blasio, ai domiciliari per detenzione materiale pedopornografico. FOTO

sono un prete distrutto quei file erano da anni in un pc che non e funzionante
Benevento.  

E' entrato in Tribunale a passo spedito, sperando che non lo riconoscessero. Impossibile. Mancavano venti minuti alle 13 quando don Nicola De Blasio, direttore della Caritas di Benevento – incarico diventato a forte rischio come quello di parroco di San Modesto – è arrivato con gli avvocati Massimiliano Cornacchione ed Alessandro Cefalo. Atteso al primo piano dal gip Gelsomina Palmieri e dal pm Marilia Capitanio, dinanzi ai quali si è seduto per la convalida degli arresti domiciliari ai quali mercoledì è stato sottoposto per una ipotesi di detenzione di materiale pedopornografico.

Don Nicola, apparso tesissimo, si è definito un prete distrutto, si è detto fortemente dispiaciuto per il danno che la sua vicenda ha arrecato all'immagine della Chiesa. Per tre quarti d'ora ha risposto a tutte le domande, fornendo la sua spiegazione su quei file e quei video a contenuto sessuale con bambini ed adolescenti rinvenuti nel suo computer dalla polizia postale, alla quale la Procura di Torino aveva affidato il compito di perquisire la sua abitazione.

E' un vecchio pc portatile non funzionante da anni, ha affermato il sacerdote, che ha poi spiegato che quelle immagini erano lì dal 2015- 2016. Un periodo nel quale aveva avviato di iniziativa una esplorazione sul fenomeno della pedopornografia nel mondo della Chiesa.

Un'attività che aveva sospeso allorchè, ascoltando una trasmissione televisiva, aveva capito che non poteva continuare a farlo perchè si trattava di un reato. Da quel momento in poi, dunque, secondo l'indagato, che per questo si avvarrà di un consulente informatico, file e video erano rimasti lì, nell'hard disk, senza mai essere visualizzati, messi in rete o scambiati con chicchessia.

Don Nicola ha anche sottolineato di non aver mai avuto particolari tendenze, ed ha escluso di aver potuto avere quelli che il Pm ha chiamato “impulsi”. Quanto ai 170mila euro in contanti trovati nel suo appartamento e sequestrati, ha precisato che si trattava in larga parte delle offerte per i lavori di ristrutturazione della chiesa, oltre che dei risparmi che gli hanno lasciato i genitori.

Il Pm ha chiesto per lui gli arresti domiciliari, la difesa ha insistito per la non convalida dell'arresto e perchè non venga applicata alcuna misura. Dovesse andare diversamente, a quel punto gli atti dovrebbero essere trasmessi, per competenza rispetto al reato contestato, alla Procura distrettuale di Napoli. L'attesa, ora, è per le decisioni della dottoressa Palmieri.

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