Gli ho soltanto chiesto di poter lavorare, lui mi ha risposto di tornare dopo mezz'ora. L'ho fatto, ma mi sono sentito dire che dovevo andare via perchè avrebbe chiuso tutto. E ancora: ho visto sfrecciare una moto con due persone munite di casco integrale, ma non so chi siano.
Assistito dagli avvocati Massimilliano Cornacchione e Fabio d'Alessio, si è difeso così Claudio De Biasi, 49 anni, di Pannarano, finito in carcere qualche giorno fa in una inchiesta della Dda e dei carabinieri che ha ipotizzato a su carico una tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso, ai danni del titolaredi un’impresa edile casertana impegnata nei lavori di rigenerazione ed adeguamento dell’impianto sportivo di Pannarano, appaltati dal Comune per un valore di circa 700mila euro.
De Biasi è comparso questa mattina dinanzi al gip Pietro Vinetti che lo ha interrogatorio per rogatoria del collega di Napoli, dicendosi estraneo ai fatti contestati.
Come si ricorderà, l'imprenditore aveva denunciato di essere stato minacciato anche con l’uso di una pistola che gli era stata puntata contro.
Lo avevano fatto "più persone" - le altre non sono state ancora identificate - che si erano presentate "in occasioni diverse" nel cantiere, intimidandogli il pagamento di "una somma non meglio specificata". "Dovete mettervi a posto, altrimenti non andrete più via da Pannarano”, gli avrebbero detto , "utilizzando una chiara metodologia di tipo mafioso".
Il 49enne sarebbe stato identificato come colui che per primo, "a volto scoperto", lo avrebbe avvicinato con il presunto "tentativo di coartare la sua volontà" e di costringerlo a sborsare i soldi- l'importo che doveva essere concordato durante un incontro in un bar - se avesse voluto continuare i lavori, che l'impreditore aveva poi abbandonato.