Festival filosofico del Sannio si chiude con Natoli e Amodio

Lunedi 11 Aprile presso l’Auditorium Sant’Agostino ore 15

festival filosofico del sannio si chiude con natoli e amodio
Benevento.  

Salvatore Natoli e Paolo Amodio chiuderanno, lunedì 11 Aprile presso l’Auditorium Sant’Agostino ore 15, l’ottavo Festival filosofico del Sannio.
Salvatore Natoli affronterà il tema: Oltre l'antropocene: un nuovo modo di abitare il mondo. “Che l’antropocence sia da considerare un periodo geologico è oggetto di discussione, ma pare ormai un’idea consolidata. Ma se, oggi, si parla di fine dell’antropocene è da sapere quando ha avuto inizio. Ad ogni modo, esso coincide con quel periodo della storia della terra in cui il Sapiens ha preso, mano a mano, dominio su di essa. Si è trattato di una progressiva occupazione degli spazi e di interventi - tramite il perfezionamento delle tecniche - sempre più intensivi sulla natura e tali, alla lunga, di alterarne gli equilibri. Per lungo tempo ciò ha giocato vantaggio della specie, ma in tempi più recenti hanno cominciato a svilupparsi controfinalità tali da mettere a rischio il dimorare stesso dell’uomo sulla terra. La natura ha, dunque, cominciato a dare il suo alt e questo ci costringe a contenerci entro limiti compatibili con i suoi equilibri. A fronte di questo, l’uomo è stato anche oltrepassato dai suoi prodotti, anzi ne dipende: l’artificiale è divenuto la sua condizione di vita, il suo ambiente. Fine dell’antropocene vuol dire, dunque, che l’uomo ha perso il centro ed è stato ridimensionato su un doppio fronte: deve perciò, ridefinire il suo posto sulla terra. Tuttavia più che dire “fine” e più giusto dire “oltre l’antropocene” perché ne siamo - nonostante tutto - eredi e perché, emendato da deviazioni ed errori, non cessiamo a tutt’oggi di godere dei suoi guadagni.

Paolo Amodio relazionerà sul tema: “Antropocentrismo e postantropocentrismo: umano, troppo extraumano”.
Si intende illustrare l’espressione “Antropocene” come concetto che rimanda da un lato a un’insufficienza dell’uomo come lo conosciamo dinanzi alla crisi del moderno (e, forse, non solo) e dall’altro a una sua lussureggiante sovrabbondanza – a un eccesso di intervento, inteso nel senso dell’espropriazione e della distruzione della natura, della Terra e dell’Altro. Il dibattito sull’Antropocene rappresenta l'emergere di una problematizzazione che mette in discussione l'intero sistema della modernità, da intendersi come combinazione di razionalità riflessiva e modo di produzione capitalistico. Occorre analizzare le contraddizioni che emergono dalla “scoperta” dell'Antropocene: quella tra antropocentrismo e postantropocentrismo, e quella tra origine ed esito della modernità; andare all'origine materiale del problema e comprendere le implicazioni dell'ecologia mondiale capitalista e moderna.