Il paesaggio della Falanghina come bene Unesco: il progetto di Unisannio

Incontro il prossimo 7 luglio a Palazzo De Simone

il paesaggio della falanghina come bene unesco il progetto di unisannio
Benevento.  

Il Sannio produce il 50% dell’intera produzione enologica regionale, con circa 12 mila ettari vitati. Conta 4 denominazioni di origine e una indicazione geografica, per più di 60 tipologie di vini. Sono circa 10 mila le aziende produttrici e cento le imbottigliatrici con marchio proprio. La Falanghina è uno dei vitigni autoctoni più antichi che da sempre ha espresso l’identità vitivinicola e paesaggistica del territorio.

In un convegno il 7 luglio, alle ore 9, al Palazzo De Simone, saranno presentati i risultati di un importante Progetto regionale “Il Paesaggio culturale e antropico della Falanghina DOC come bene immateriale UNESCO”  che ha avuto come obiettivo quello di indagare e valorizzare, attraverso iniziative di studio, didattica e ricerca interdisciplinari, le specificità e l’eccezionalità del patrimonio culturale vitivinicolo del Sannio Beneventano, allo scopo di individuare quel quid patrimoniale che l’UNESCO definisce “outstanding universal value”, utile a valutare le condizioni ex-ante e di contesto che aprirebbero ad un eventuale percorso di candidatura all’iscrizione del Paesaggio culturale e antropico della Falanghina DOC come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.

La DOC Falanghina del Sannio copre una superficie di circa 1.300 ettari, per una produzione di poco meno di 129.000 quintali di uva, che consentono di ottenere oltre 89.000 hl di vino.

Rappresenta la Denominazione più importante dell’intera Campania, con un valore del brand Sannio Falanghina” tra i primi venti in Italia, pari a circa 90 milioni di euro. Insomma l’economia del vino nel Sannio è trainata dal “valore” della Falanghina che ha determinato non solo la morfologia paesaggistica ma un vero e proprio paesaggio culturale e antropico fortemente identitario che, adeguatamente valorizzato, può aprire a nuovi percorsi di sviluppo trasformativo delle nostre aree interne.

 Più in particolare, il Progetto ha analizzato in senso più ampio il “paesaggio culturale e antropico”, la cultura della vite e del vino che caratterizza e contribuisce a definire il senso di comunità e di identità nell’area Telesina e Saticulana della provincia sannita, ovvero quell’insieme complesso che include “le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, le abilità - come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali agli stessi associati - che le comunità, i gruppi ed, in alcuni casi, gli individui, riconoscono come parte del loro patrimonio culturale”, secondo quanto riportato nell’art. 2 della Convenzione internazionale per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale UNESCO (Parigi, 17 ottobre 2003) ed in linea con le finalità del Bando Regionale (BURC N°48 DEL 16 LUGLIO 2018), obiettivo b). 
L’area di studio riguarda i cinque comuni di Castelvenere, Guardia Sanframondi, Sant’Agata de’ Goti, Solopaca, Torrecuso che accolgono oltre il 35% della superficie vitata complessiva della provincia di Benevento.
Università Partner. Soggetto capofila del Progetto è l’Università del Sannio con il Dipartimento di Diritto, Economia, Management e Metodi Quantitativi (DEMM) che svolge attività di studio e ricerca in tema di sviluppo economico delle aree interne della Campania e con una consolidata esperienza sui temi dell’agroalimentare e della progettazione integrata a supporto delle istituzioni territoriali. Referenti scientifici delle attività per l’Università degli Studi del Sannio sono i proff. Giuseppe Marotta e Concetta Nazzaro. 

Partner del Progetto è l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli con il MedEatResearch - Centro di ricerche sociali sulla Dieta Mediterranea, di cui sono Direttori Marino Niola ed Elisabetta Moro - che vanta una pluriennale esperienza in materia di decodifica antropologica, inventariazione e catalogazione dei patrimoni immateriali avendo lavorato in particolare sul patrimonio Dieta Mediterranea riconosciuto dall’UNESCO il 16 novembre 2010. 

Il progetto è stato ammesso a finanziamento nell’ambito dell’Avviso Pubblico “Selezione di progetti operativi e di iniziative di studio, didattica o ricerca finalizzati a salvaguardare e valorizzare gli elementi caratterizzanti il patrimonio culturale immateriale della Campania iscritti nelle Liste del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO, nonché a sostenere la candidatura di nuovi elementi culturali immateriali campani” Approvato con D.D. n.141 del 13/07/2018 (Art. 10, c. 2, Legge Regionale 29 dicembre 2017, n. 38)."