Di Maria: «Il Pd vuol cancellare posti di lavoro»

La replica del presidente della Provincia: «Vorrebbero un ente immobile»

di maria il pd vuol cancellare posti di lavoro
Benevento.  

Arriva la replica di Di Maria ai consiglieri dem«I Consiglieri provinciali del PD vogliono cancellare posti di lavoro e vogliono una Provincia inerte, come a loro è congeniale.

E’ incredibile il tentativo di “bloccare” procedure concorsuali, nonchè gli investimenti che l’Ente ha messo in campo per migliorare la sicurezza della viabilità.

Eppure proprio questo sembra essere l’unico obiettivo del Pd, che spinge per il “tanto peggio, tanto meglio”.

Si tratta di un affronto e di un’offesa ai bisogni dei cittadini, in particolare di quelli che chiedono strade percorribili in sicurezza e di quelli che aspirano ad un inserimento nel mondo del lavoro.
Un’attività fumosa quella del PD, ma che, forse, ha in sé una “missione” ben precisa: annebbiare le verità conclamate e cioè quelle rappresentate dall’eredità di un passato non certo glorioso e che gravano, in maniera pesante, sull’attuale Presidenza.

Veri primati infatti sono:

-il disastro della Samte, segnato dalla sua particolare costituzione, da un’enorme massa debitoria, da un’impiantistica non solo inadeguata ma addirittura inconsistente;

-il fallimento dichiarato di Art Sannio;

-le passività accumulate da Asea con fantasiose politiche del personale.

Vicende, appena ricordate, che meritavano tutte, queste sì, attenzione e approfondimenti da parte di chi le ha create senza aver dato per anni, a quanto pare, segnali di particolare consistenza, neanche nei controlli di rito.

Il rispetto delle Istituzioni significa agire nell’interesse dei cittadini, osservare tempi e modalità previsti dalle regole del sistema, senza alcuna volontà di aggirarle o bypassarle, senza inutili spettacolarizzazioni e senza avvelenare i pozzi del confronto dialettico e democratico.
Un atteggiamento astioso e un fare aggressivo con azioni plateali per amplificare iniziative che hanno come riferimento un atto, quello dell’Anac, che viene propagandato come una sentenza definitiva e inappellabile.

Non è assolutamente vero!

Si è appena all’inizio di una procedura che deve trovare ancora il suo approdo per connotazione e contenuti. Siamo in una fase interlocutoria che non merita vuote intimidazioni, con il solo intento di trasferire un’embrionale questione amministrativa in ambiti di becera propaganda politica.

Il contesto viene “arricchito” da incarichi non attribuiti, facendo, tra l’altro, riferimento a ipotesi di inibizioni mai pervenute al sottoscritto».