È stata sgomberata ieri mattina l’ex scuola di Largo Genzano, un edificio che dagli anni ’80 aveva ospitato famiglie rimaste senza casa dopo il terremoto dell’Irpinia. L’intervento, avviato all’alba, ha visto impegnati decine di agenti tra polizia municipale, carabinieri, polizia di Stato, guardia di finanza e vigili del fuoco, con il supporto di un’ambulanza. L’ordine esecutivo, emesso a dicembre, ha posto fine a una situazione di occupazione che durava da 45 anni.
Un edificio con una storia lunga e complessa
L’immobile, di proprietà privata, era stato affittato dal Comune nel secolo scorso per ospitare una scuola, ma il sisma del 1980 ne cambiò la destinazione, trasformandolo in una sistemazione d’emergenza per gli sfollati. Tra loro, due donne anziane che vi hanno abitato fino all’ultimo giorno. Con il passare del tempo, altre famiglie si sono aggiunte, ottenendo in maniera anomala l’accesso alle utenze e pagando una sorta di contributo per l’occupazione, senza però mai regolarizzare del tutto la loro presenza.
La rabbia degli sfrattati
Gli ex inquilini hanno protestato contro la decisione del Comune, accusando l’amministrazione di non aver offerto soluzioni abitative accettabili. «Ci hanno proposto di dividere le famiglie, mandando le donne con i bambini nelle case-famiglia e i mariti altrove», denunciano. Secondo i racconti, il sindaco avrebbe promesso alternative più dignitose, salvo poi non mantenere gli impegni.
La posizione del sindaco Cucurullo
Il primo cittadino Corrado Cucurullo ha difeso l’operazione, sottolineando che l’edificio era occupato abusivamente da quasi mezzo secolo, con uno spreco di fondi pubblici. «Abbiamo proposto diverse misure per aiutare le famiglie coinvolte. Alcune sono state accettate, altre rifiutate», ha dichiarato, ringraziando le forze dell’ordine per il supporto durante le operazioni di sgombero.
Un futuro incerto per gli sfrattati
Ora le famiglie devono trovare una nuova sistemazione, mentre il Comune dovrà gestire le ricadute sociali di una decisione tanto attesa quanto contestata. La vicenda lascia aperti interrogativi sulla gestione delle emergenze abitative e sulle promesse politiche fatte ai cittadini più fragili.