Liste d’attesa: 4 milioni di persone non si curano per i tempi biblici

La Fondazione Gimbe lancia l’allarme: "Sistema sanitario al collasso

liste d attesa 4 milioni di persone non si curano per i tempi biblici

Tutte le regioni in difficoltà, non solo la Campania

Quasi 4 milioni di italiani nel 2024 hanno rinunciato a visite o esami diagnostici a causa delle liste d’attesa interminabili. Un anno dopo l’approvazione del decreto legge 73/2024, promesso come soluzione, metà dei decreti attuativi è ancora bloccata tra ritardi burocratici e scontri istituzionali. La Fondazione Gimbe, in un monitoraggio indipendente, denuncia: "Il sistema è allo stremo, e i cittadini pagano il prezzo più alto".

Tutte le regioni in difficoltà, non solo la Campania 
I numeri sono impietosi: il 9,9% della popolazione (5,8 milioni di persone) ha dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie nel 2024, con un +30% rispetto al 2023. Di questi, 4 milioni hanno indicato come causa principale i tempi d’attesa, mentre 3,1 milioni hanno citato motivi economici. Le regioni? Tutte in difficoltà, senza distinzioni tra Nord (9,2%), Centro (10,7%) e Sud (10,3%).

Il decreto legge, varato con urgenza nell’estate 2024, doveva rivoluzionare il sistema attraverso una piattaforma nazionale e poteri sostitutivi per il governo. Ma dei 6 decreti attuativi previsti, solo 3 sono stati pubblicati. Gli altri sono arenati, soprattutto quello sui poteri sostitutivi, che ha scatenato un braccio di ferro tra governo e regioni. "L’urgenza del provvedimento era incompatibile con questa complessità", attacca Nino Cartabellotta, presidente Gimbe.

Anche la piattaforma nazionale, annunciata come "operativa" dal premier Meloni a maggio, è ancora un work in progress. Dopo mesi di ritardi, solo 3 regioni hanno inviato dati anonimi per i test. "Nessun cruscotto pubblico esiste oggi – precisa Cartabellotta – e senza trasparenza, ogni valutazione è propaganda".

Il sistema è malato 
Mentre istituzioni discutono, la sanità pubblica arranca. "Le liste d’attesa sono solo il sintomo di un SSN malato: servono più medici, riorganizzazione e digitalizzazione", avverte Gimbe. Senza interventi strutturali, il rischio è che il diritto alla salute, garantito dalla Costituzione, diventi un privilegio per pochi. E intanto, chi può, si affida al privato. Chi non può, aspetta. O rinuncia.