Il Primo maggio, la storia di una lotta senza confini

Da dove nasce la festa dei lavoratori

il primo maggio la storia di una lotta senza confini

Il Primo Maggio non è un semplice giorno di festa ma nasce come momento di lotta globale per le rivendicazione dei lavoratori. La giornata fu scelta il 20 luglio del 1889 dalla Seconda Internazionale riunita a Parigi. È in quella sede che viene immaginata e decisa "Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi".

L’idea di fare, delle rivendicazioni dei lavoratori, una lotta senza confini geografici, è insita al movimento socialista. L’inno stesso di questa giornata “l’Internazionale” viene tradotta in tutte le lingue e cantata in ogni angolo del pianeta. 

La manifestazione mondiale nasce sulla base di una richiesta chiara quella delle “8 ore”. Una proposta che prende una forma concreta durante la Prima Internazionale a Ginevra nel settmebre del 1866 “Limite legale dell’attività lavorativa a 8 ore”. Nelle piazze viene lanciato lo slogan in tutte le lingue del mondo “8 ore di lavoro, 8 ore di svago, 8 ore di sonno”

La scelta della data per la manifestazione mondiale cadde sul primo di maggio non a caso. Nel 1886 proprio il primo maggio ci fu una manifestazione operaia enorme a Chicago e in tutti gli Stati Uniti, proprio sulle rivendicazione delle “8 ore”.  Era un sabato e circa 400mila lavoratori statunitensi di 12mila fabbriche scioperano. A Chicago si contarono 80mila manifestanti.

Ad Haymarket, una piazza della città dell’Illinois, erano radunati gli anarchici. Uno sconosciuto lanciò un ordigno esplosivo verso la polizia che uccise all’istante un agente e nel caos che ne derivò furono trucidati dal fuoco amico 7 agenti e svariati civili. 
Per questo che resta un gesto alquanto torbido, furono arrestati  8 lavoratori anarchici di origini tedesche. 
La bomba diede la possibilità di una reazione spropositata e violenta da pare delle forte dell’ordine e la polizia iniziò un po’ ovunque a fare fuoco sui manifestanti. La repressione dei movimenti operai fu feroce con sedi sindaci distrutte e date alle fiamme e dirigenti arrestati. 
4 degli anarchici arrestati per i fatti di Haymarket vennero giustiziati per impiccagione, uno si suicidò e gli altri invece furono graziati e la loro pena commutata. In seguito furono riconosciuti innocenti e saranno ricordati come i “I morti di Chicago”, che vengono commemorati ancora oggi nelle piazza del mondo il Primo Maggio.

In Italia il Primo Maggio ha sempre rappresentato una festa molto partecipata con sindacati e partiti che, fino a quando hanno potuto, hanno riempito le piazze. Con il fascismo fu accorpata ai Natali di Roma, festeggiati il 21 aprile. D’altronde Benito Mussolini, da buon vecchio socialista rivoluzionario, era cosciente della forza evocativa di questa giornata e riuscì a diluirla

Con al fine della guerra i sindacati tornarono a riempire le piazze unendosi ai partigiani. Nel 1947 il Primo Maggio i contadini siciliani si riunirono per celebrare la festa del lavoro e per continuare l’opera di occupazione delle terre a Portella delle Ginestre, una località nel comune di Piana degli Albanesi. Il bandito Salvatore Giuliano sparò, con la sua banda di malviventi, sulla folla, provocando il panico e uccidendo 11 persone. Quello di Portella delle Ginestre fu il primo eccido del dopoguerra e resta ancora avvolto da una nuvola di mistero entrando a far parte delle tante stragi irrisolte del nostro Paese che poi presero la forma compiuta della strategia della tensione. 

Il Primo Maggio continua negli anni a rappresentare una festa politica forte, con un’anima e di una parte. Ogni anno, in ogni angolo del mondo si carica di significati, istanze e lotte, ciò che oggi manca rispetto al passato sono quelle parole d’ordine, quegli slogan e quelle idee capaci di superare confini e differenze.