Regionali, come voteranno i positivi al covid?

Seggi ospedalieri e squadre per andare a casa a raccogliere il voto, ma restano i rischi

regionali come voteranno i positivi al covid

Si valuta l'opportunità del voto per posta o elettronico. Ma la materia è complessa e i Comuni non sanno a chi rivolgersi

Diritto al voto in tempo di Covid. Per i comuni, già alle prese con la difficile organizzazione dei seggi elettorali nelle scuole, c'è da affrontare anche il capitolo del voto per gli elettori che sono rimasti contagiati o sono in quarantena presso il proprio domicilio.

Il recente decreto legge con le disposizioni per le consultazioni elettorali e referendarie del 2020 dispone nuove norme per svolgere in sicurezza il voto e permettere di partecipare anche a chi sia ricoverato in ospedale o in quarantena a causa del Coronavirus, ma l'applicazione delle misure è demandata ai singoli enti locali e alle Asl.

Per prevenire rischi di contagio sarà lo stesso elettore ad inserire la scheda personalmente nell’urna dopo essersi recato in cabina e aver votato e ripiegato la scheda elettorale.

Ancora: saranno costituite sezioni elettorali ospedaliere nelle strutture con almeno 100 e fino a 199 posti-letto. Inoltre gli elettori sottoposti a trattamento domiciliare o in quarantena saranno ammessi al voto, e dovranno essere costituite delle squadre di persone che si recheranno a casa dei contagiati o in isolamento fiduciario per raccogliere le schede. Quest'ultimo aspetto della norma desta parecchie perplessità.

Innansitutto per le procedure preliminari: Le persone in quarantena dovranno far pervenire – tra il decimo e il quinto giorno precedente alla consultazione – al sindaco del Comune di residenza una dichiarazione che attesta la volontà di esprimere il voto presso il proprio domicilio e un certificato che indichi la condizione di “contagiato”. Il voto verrà raccolto “durante le ore in cui è aperta la votazione. Viene assicurata, con ogni mezzo ideoneo, la libertà e la segretezza del voto rispetto alle esigenze connesse alle condizioni di salute dell'elettore”.

Alle squadre di componenti delle sezioni ospedaliere che provvedono alla raccolta porta a porta e allo spoglio del voto domiciliare, verranno impartite dall'autorità sanitaria, indicazioni operative sulle procedure di sicurezza saniatria riguardanti le operazioni elettorali. Per queste persone che svolgeranno il lavoro, l'onorario fisso forfettario sarà aumentato del 50%. Una forma di incentivo, considerato il rischio a cui si sottopongono.

Tra le varie ipotesi sul tavolo quella di servirsi delle Asl o del voto elettronico. Ma sono tant le tutele che vanno considerate e rispettate, e gli esperti del Viminale le stanno prendendo tutte in considerazione.
Va detto, però, che la soluzione è molto complessa. Si valuta la possibilità di spedire per posta la scheda elettorale, così come avviene con chi vota all'estero. Ma in questo caso, chi potrebbe poi analizzare le circa ventimila buste (questo il numero dei possibili votanti) provenienti dalle persone affette da Covid? E ancora, in che modo sarebbe possibile recarsi nell'abitazione o in ospedale a raccogliere la schede senza vìolare la privacy. E in ogni caso, dove trovare il personale che potrebbe occuparsene?

La legge prevede che, in caso di persone non trasportabili, si predispongano dei seggi per malati all'interno degli ospedali, ma come fare se l'elettore è contagioso? Lo stesso discorso vale per chi è in quarantena nel proprio domicilio: se non può uscire di casa per rispetto delle regole, certamente non potrà farlo per andare a esprimere il proprio voto.
Restano tra le ipotesi sulle quali si sta lavorando, quelle che prevedono la possibilità di incaricare le Asl o anche di esprimere la propria preferenza attraverso un voto elettronico. Qualora si decidesse di percorrere questa strada, però, dovrà essere il Parlamento a consentirlo. La questione resta, quindi, tecnicamente molto complessa.