"Se telefonando"... atto di ordinaria diffidenza politica: Elly chiama Enzo

Elly fa il numero, Vincenzo risponde. I cacicchi di Roma ascoltano

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Fonti anonime raccontano che la chiamata è durata meno di un brano di Gigi D'Alessio, ma più di quanto si sarebbe potuto immaginare: almeno 7 minuti, 4 dei quali spesi da De Luca a spiegare a Elly cos'è il ragù napoletano

Titolo: "‘Sta benedetta telefonata"
Occhiello: Atto unico di ordinaria diffidenza politica
Sommario: Vincenzo fa il numero. Elly risponde. E Roma ascolta col telefono staccato. Una farsa politica in tre tempi e mezzo, tra cacicchi, veti e fritture di pesce.

PERSONAGGI:

  • VINCENZO, governatore veterano, di umore sulfureo e memoria lunga

  • ELLY, segretaria giovane, idealista e sospettosa

  • IGOR, messo del Nazareno, con delega al nulla

  • I CACICCHI, variopinti comprimari romani in cerca di agenda

  • LA VOCE DI FICO, registrata, non richiesta ma onnipresente

  • IL NARRATORE, che ogni tanto sospira


SCENA:

Interno giorno. Ufficio del Governatore. Una stanza austera, con un telefono a disco, un busto di Garibaldi e un vassoio con babà. Vincenzo guarda il telefono come si guarda un test di gravidanza.

NARRATORE (con tono grave):
Dopo mesi di silenzio, come due vedovi offesi alla veglia della suocera, Elly e Vincenzo si sono detti: "E mo'?".
E mo’, si chiamano.

ATTO UNICO:

(Il telefono squilla. È Elly. Ma non si capisce chi chiama chi: i telefoni della politica fanno tutto da soli.)

VINCENZO
(guardando il telefono con diffidenza)
Chi è? Il Papa? L’Agenzia delle Entrate? O peggio… il Partito?

ELLY
(da un’altra stanza, come eco lontana)
Pronto? Vincenzo? Parlo piano, non vorrei si sentisse troppo chiaramente che sto dialogando con Satana.

VINCENZO
(ironico)
E io invece pensavo che mi stava chiamando la Ragioneria Generale dello Stato per farmi un complimento.

ELLY
Possiamo parlare?

VINCENZO
Mo’? Dopo che m’avete detto di tutto? Che sono un feudatario, un tiranno, un distributore automatico di fritture?

ELLY
(seria)
La situazione è difficile. La Campania è un nodo.

VINCENZO
No, signorì. La Campania è un nodo scorsoio. E l’avete fatto voi, con i vostri cacicchi da scrivania che campano a Roma col badge e il panino bio.

(Entrano i CACICCHI, in abito scuro, ognuno con una sciarpa e un'agenda vuota. Si muovono come anime del purgatorio. I ruoli sono stati proposti, ma non ancora accettati, a diversi parlamentari)

CACICCO 1
Abbiamo sentito rumori di dialogo. È grave?

CACICCO 2
Dobbiamo aprire un tavolo! Senza gambe, ma sempre tavolo è.

VINCENZO
I tavoli apriteli a Trastevere. Qua teniamo i banchi, quelli veri, con la gente sopra. Non quelli a rotelle che sono finiti in Africa perché proprio non sapevate dove andarli a riciclare.

ELLY
Vincenzo, qui non si tratta. Si ascolta. 

VINCENZO
E allora fatevi un podcast.

(Si ode una voce registrata: è FICO)

VOCE DI FICO
Sono pronto. Pronto a tutto. Anche a perdere con dignità.

VINCENZO
(agita le mani)
Ma chi l’ha invitato?

ELLY
Non c’è un candidato. Sono solo colori, armocromia da definire.

VINCENZO
E allora perché già mi mettete i veti se ancora non avete fatto nemmeno il caffè?

(Entra IGOR, trafelato, con una cartellina che contiene solo nebbia.)

IGOR
Preciso da parte del Nazareno: non è una trattativa! È una consultazione empatica a geometria variabile.

VINCENZO
E allora facit'v nu sudoku.

(I cacicchi si stringono tra loro. Elly sospira.)

ELLY
Forse possiamo vederci. Parlare dal vivo.

VINCENZO
(ghignando)
Basta che non mi mandate Ruotolo al posto vostro.

NARRATORE (sospirando):
E così si sono parlati. Con la grazia di due coltelli dentro lo stesso cassetto.
Non è pace. Non è guerra. È Campania.

Sipario.
(Sullo sfondo, una gigantografia di Gaetano Manfredi che sorride senza sapere perché.)

Ecco una breve sinossi a favore di chi, non seguendo bene tutto il dibattito, si è perso qualche insulto, nu tanticchia di veti e qualche uscita contromano con tasso alcolico fuori norma.

Una telefonata allunga la vita. O almeno ci prova. Dopo mesi di silenzi che avrebbero fatto impallidire il gelo tra Brad Pitt e Jennifer Aniston, finalmente Elly Schlein e Vincenzo De Luca si sono parlati. Al telefono, s’intende. Niente sguardi, niente abbracci, nessun bacio alla Totò. Solo una conversazione “cauta”, come due ex che si incontrano dopo essersi lanciati piatti in faccia per anni.

Fonti anonime raccontano che la chiamata è durata meno di un brano di Gigi D'Alessio, ma più di quanto si sarebbe potuto immaginare: almeno 7 minuti, 4 dei quali spesi da De Luca a spiegare a Elly cos'è il ragù napoletano (“Non quello dei radical chic vegani, segretaria, parlo di carne vera!”).

Il Pd smentisce tutto: “Non è una trattativa”, ha dichiarato Igor Taruffi. D’altronde, nel Pd non si tratta mai: si media, si litiga, si perdono elezioni, ma trattare è volgare. Intanto Conte ha imposto il silenzio ai suoi in Campania, perché quando c’è da dire qualcosa di serio, meglio non farlo dire a nessuno.

Ma il nodo è sempre lì: Roberto Fico. Un nome che, a quanto pare, fa venire a De Luca lo stesso brivido freddo che si prova leggendo una mail del fisco. "Non esiste alcun veto!", ribattono dal Nazareno. È solo che se qualcuno propone Fico, il governatore comincia a parlare in lingua aramaica e minaccia di fondare un proprio stato autonomo con capitale a Mercato San Severino.

Nel frattempo, i cosiddetti cacicchi — quegli impalpabili colonnelli del Pd romano che “non hanno mai lavorato un giorno”, secondo la più recente invettiva deluchiana — si interrogano. Alcuni non hanno ancora capito se il termine sia un insulto, un nuovo cocktail del Testaccio o un ruolo nella prossima fiction di Rai Uno.

E mentre Gaetano Manfredi, il sindaco-filosofo di Napoli, galleggia come un comprimario in una tragedia greca che non lo riguarda, l’alleanza di centrosinistra in Campania continua a somigliare a un’assemblea di condominio alle 23:15 del 31 luglio.

Il centrodestra osserva compiaciuto. Anzi, prende appunti. Perché se c’è una cosa che sanno fare bene, è capitalizzare sulle implosioni altrui. E mentre tutti aspettavano il verdetto sul terzo mandato come se fosse il televoto del Grande Fratello, Schlein e De Luca devono decidere se mandarsi a quel paese… o al governo.

Intanto, il campo largo si restringe. Sempre più simile a un parcheggio abusivo, dove ciascuno sosta dove capita, ma guai a toccare la macchina dell’altro.