Una Pasqua segnata dalla sofferenza del mondo, ma anche dalla speranza. Nonostante la convalescenza per una recente polmonite che lo ha tenuto ricoverato per 38 giorni al Gemelli, Papa Francesco ha voluto affacciarsi dalla Loggia delle Benedizioni per la tradizionale benedizione “Urbi et Orbi”, ricevendo una lunga ovazione dai fedeli presenti in Piazza San Pietro. Poi, a sorpresa, ha attraversato la piazza a bordo della papamobile, in un bagno di folla, senza naselli per l’ossigeno e contro le raccomandazioni dei medici.
“Cari fratelli e sorelle, Buona Pasqua. Incarico il Maestro delle Cerimonie di leggere il messaggio”: con queste poche parole, il Pontefice ha introdotto il testo letto da mons. Diego Ravelli, affidando a lui la voce dei tanti appelli e riflessioni che compongono l’Urbi et Orbi di quest’anno.
La vita è sacra: contro la cultura dello scarto
Nel messaggio, Papa Francesco ha nuovamente puntato l’attenzione sulla dignità della vita umana, dal concepimento fino alla vecchiaia. "Ogni vita è preziosa! Quella del bambino nel grembo di sua madre, come quella dell’anziano o del malato, considerati in un numero crescente di Paesi come persone da scartare", si legge nel testo. Una condanna netta alla cultura dello scarto e alla violenza che continua a colpire i più fragili, soprattutto donne, bambini, migranti e persone emarginate.
Appelli di pace: Ucraina, Terra Santa, Gaza
Dal cuore del cristianesimo, Francesco ha lanciato un accorato appello per la fine dei conflitti in corso. Particolarmente forti le parole per l’Ucraina: “Cristo Risorto effonda il dono pasquale della pace sulla martoriata Ucraina e incoraggi tutti gli attori coinvolti a proseguire gli sforzi volti a raggiungere una pace giusta e duratura”. Nessun riferimento alla tregua pasquale annunciata dal presidente russo Putin.
Grande preoccupazione anche per la situazione in Terra Santa. Il Papa ha denunciato il “crescente clima di antisemitismo” e ha espresso vicinanza alla comunità cristiana di Gaza, duramente colpita dal conflitto: “Faccio appello alle parti belligeranti: cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi e si presti aiuto alla gente, che ha fame e che aspira a un futuro di pace”.
Contro il riarmo: “Sono le armi della pace a costruire il futuro”
Francesco ha criticato duramente la corsa agli armamenti: “Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza di difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo”. Il Pontefice ha rivolto un forte invito alla comunità internazionale a investire risorse non in strumenti di morte, ma in iniziative di sviluppo, lotta alla fame e sostegno ai bisognosi: “Sono queste le armi della pace: quelle che costruiscono il futuro”.
Un incontro a sorpresa con il vicepresidente USA Vance
In mattinata, a Casa Santa Marta, il Papa ha ricevuto in forma privata il vicepresidente degli Stati Uniti, James David Vance. Un incontro breve, intorno alle 11:30, durante il quale, secondo la Santa Sede, vi è stato uno scambio di auguri pasquali.
Una Pasqua che guarda al futuro
In un passaggio particolarmente significativo, Francesco ha voluto lanciare un messaggio di fiducia e apertura: “Vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile! [...] Siamo tutti figli di Dio”. E dal Santo Sepolcro, dove quest’anno Pasqua è celebrata nello stesso giorno da cattolici e ortodossi, ha auspicato che “si irradi la luce della pace su tutta la Terra Santa e sul mondo intero”.
Con passo ancora incerto, ma con una volontà ferma, Papa Francesco continua a farsi voce di chi non ha voce, anche a costo di andare oltre i limiti imposti dalla salute. Un segno tangibile della forza della speranza, proprio nel giorno in cui la Chiesa celebra la Resurrezione.