L’Italia si arrende e accetta la condanna sulla Terra dei Fuochi

Strasburgo, il governo non ricorre alla Grande Camera: dovrà accelerare sul piano

l italia si arrende e accetta la condanna sulla terra dei fuochi

Confermata la storica condanna per la violazione del diritto alla vita a causa dell'inquinamento nella Terra dei Fuochi. La decisione apre la strada a interventi concreti di bonifica ambientale e riscatto sociale per milioni di cittadini campani.

Un verdetto che fa giurisprudenza

Il 30 gennaio 2025, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che lo Stato italiano ha violato l’articolo 2 della Convenzione, relativo al diritto alla vita, per non aver adottato misure efficaci contro l’inquinamento endemico della Terra dei Fuochi. La sentenza riguarda direttamente le conseguenze del seppellimento e della combustione illegale di rifiuti tossici che, per anni, hanno devastato le province di Napoli e Caserta.

Nessun ricorso, una scelta che pesa

Allo scadere del termine per ricorrere alla Grande Camera di Strasburgo, fissato al 30 aprile, il governo italiano ha deciso di non presentare impugnazione. Secondo l’avvocato Armando Corsini, legale dei ricorrenti, questa scelta sancisce non solo un'accettazione formale delle responsabilità ma anche un punto di svolta: ora lo Stato ha il dovere di tradurre in azioni concrete la sentenza, a partire dalle bonifiche ambientali.

I numeri di una catastrofe

Il fenomeno dell'inquinamento documentato a Strasburgo riguarda una popolazione stimata in circa 2,9 milioni di persone, ossia oltre la metà dei residenti campani. La Corte ha ritenuto che le autorità italiane non abbiano agito con la diligenza richiesta per fronteggiare un’emergenza di tale portata, lasciando esposti i cittadini a gravi rischi per la salute.

Un cambio di rotta politico e civile

La mancata impugnazione della sentenza viene letta dagli attivisti e dai legali come un gesto di discontinuità rispetto a un passato segnato da inerzia e negazionismo. La nomina a commissario per le bonifiche del generale Giuseppe Vadalà è vista come il primo atto concreto in direzione della rinascita. Il territorio, secondo Corsini, deve tornare a essere risorsa e non simbolo di degrado.

Giustizia e coscienza collettiva

Non si tratta soltanto di eseguire una sentenza, ma di restituire dignità a una terra ferita e a intere generazioni. La vicenda assume valore simbolico per l’intero Paese, dimostrando che il diritto, quando applicato in sede internazionale, può diventare strumento di giustizia per le comunità dimenticate.