Con la sentenza n. 68/2025, la Corte costituzionale ha stabilito che i bambini nati in Italia da due donne che hanno ricorso alla procreazione medicalmente assistita all’estero debbano essere riconosciuti da entrambe le madri fin dalla nascita. La decisione arriva in risposta ai numerosi casi di disconoscimento della cosiddetta madre intenzionale, sollevati da circolari ministeriali nel 2023. Per i giudici, negare questo diritto violava l’identità del minore e i suoi diritti affettivi e giuridici.
La genitorialità come assunzione di responsabilità
Il modello della legge 40 vale ora anche per le coppie omogenitoriali
La Corte ha esteso alle coppie lesbiche un principio già in vigore per le coppie eterosessuali: chi acconsente alla pma, anche senza legame biologico, diventa genitore a pieno titolo. Si supera così la necessità della “stepchild adoption” e si evita il passaggio in tribunale. La sentenza, sollecitata dal Tribunale di Lucca, rappresenta una nuova revisione della legge 40 del 2004, già modificata più volte per incostituzionalità.
Le donne single restano escluse dalla pma
La Consulta: non è irragionevole il limite, ma il Parlamento può intervenire
Con la sentenza n. 69, la Corte ha confermato che negare l’accesso alla fecondazione assistita alle donne single non è incostituzionale. Si tratta, secondo i giudici, di una scelta legislativa che mira a tutelare i futuri nati da un progetto genitoriale che esclude, a priori, la figura paterna. Tuttavia, la Corte ha anche chiarito che non esistono ostacoli costituzionali a un'eventuale apertura, qualora il Parlamento decidesse di intervenire.
Un’Italia ancora costretta all’esilio procreativo
Le due sentenze confermano la necessità di recarsi all’estero per la pma
Pur rappresentando un passo avanti per i diritti dei bambini delle coppie omogenitoriali, le pronunce non modificano l’impianto della legge italiana. Le coppie lesbiche e le donne single restano escluse dalla possibilità di accedere alla pma in Italia. Il ricorso all’estero resta l’unica via, confermando l’anomalia italiana rispetto alla maggioranza dei Paesi occidentali dove questi percorsi sono legalmente accessibili.