Dopo oltre undici ore di dibattito serrato, la notte milanese ha portato un verdetto storico: il Consiglio comunale ha approvato la vendita dello stadio di San Siro a Inter e Milan. Alle 3.45 del mattino, con 24 voti favorevoli e 20 contrari, il sindaco Beppe Sala ha incassato un risultato che inseguiva dal 2019. Un traguardo arrivato tra urla, accuse reciproche e spaccature politiche che hanno segnato una delle sedute più tese della consiliatura.
La tagliola sugli emendamenti
Il clima incandescente era esploso già nelle ore precedenti, quando la maggioranza aveva fatto passare un sub-emendamento del Pd che ha fatto decadere oltre duecento emendamenti ancora da discutere. Ne erano stati esaminati appena venticinque su 239, prima che la cosiddetta “tagliola” chiudesse il confronto. Una decisione che ha provocato le proteste vibranti delle opposizioni e perfino di alcuni consiglieri dem, come Alessandro Giungi, che hanno denunciato un mancato rispetto istituzionale.
La mossa di Forza Italia
Il vero colpo di scena è arrivato al momento del voto finale. Forza Italia, inizialmente parte compatta del fronte del “no”, ha scelto di uscire dall’aula, privando i contrari dei numeri necessari a bloccare la delibera. La scelta è stata giustificata come atto di responsabilità per non rafforzare le posizioni più radicali, ma ha provocato la dura reazione di Lega e Fratelli d’Italia. La vicesegretaria leghista Silvia Sardone ha accusato gli alleati di aver regalato ossigeno a una maggioranza divisa, sottolineando come l’opposizione fosse fino a poche ore prima unita contro l’operazione.
Un fronte trasversale di contrari
Nonostante la vittoria di Sala, il fronte dei “no” ha mostrato la sua trasversalità: Verdi, tre consiglieri del Pd e un civico in maggioranza si sono schierati contro, insieme a Lega, Fratelli d’Italia e a un “ribelle” di Forza Italia, Alessandro De Chirico. Il voto ha messo in luce le crepe sia nella coalizione di centrodestra sia nella maggioranza, confermando la natura divisiva di un’operazione che segnerà il futuro della città.
Cosa succede adesso
Con l’approvazione della delibera, si apre la fase operativa della vendita dello stadio ai due club, che dovranno definire tempi e modalità dell’acquisizione. Il Comune, dal canto suo, rivendica di aver sbloccato un’impasse decennale, ma la battaglia politica non è destinata a chiudersi qui. Le opposizioni annunciano iniziative e ricorsi, mentre nella stessa maggioranza rimane l’eco delle fratture emerse durante una notte che resterà nei verbali e nella memoria politica di Palazzo Marino.
