Tariffe telefoniche agganciate all’inflazione, blitz della destra: utenti ko

I dati degli utenti merce di scambio: il ritorno del tormentone dei call center

tariffe telefoniche agganciate all inflazione blitz della destra utenti ko

Nel testo del disegno di legge sulla concorrenza è in corso un «blitz» legislativo: gli operatori di telefonia potrebbero ottenere la possibilità di applicare adeguamenti automatici delle tariffe in base all’inflazione

Il nuovo fronte si è aperto con una serie di emendamenti al disegno di legge Concorrenza presentati dal centrodestra in Senato. Tra le modifiche più discusse, quelle che permetterebbero agli operatori telefonici di adeguare automaticamente le tariffe all’andamento dell’inflazione, senza dover concedere ai clienti la possibilità di recedere dal contratto gratuitamente. È una svolta significativa rispetto alle regole attuali fissate dall’Agcom, che prevedono la possibilità per l’utente di disdire il contratto senza penali in caso di variazione unilaterale delle condizioni economiche. Il testo proposto dalle forze della maggioranza definisce questi adeguamenti come un “meccanismo automatico di aggiornamento”, escludendoli dunque dal regime delle modifiche contrattuali. Ciò significherebbe che l’aumento dei prezzi non darebbe più diritto alla disdetta gratuita, tranne che per le offerte già in corso al momento dell’entrata in vigore della legge e solo se non modificate nei dodici mesi precedenti.

Rincari e limiti formali

L’emendamento prevede che gli aumenti legati all’indice dei prezzi possano essere applicati una sola volta all’anno e restare validi per i dodici mesi successivi. La misura, presentata come un aggiornamento tecnico, di fatto rafforzerebbe il potere delle compagnie di alzare le tariffe in modo costante, in un contesto di inflazione ancora alta. Le associazioni dei consumatori temono che questa clausola possa trasformarsi in un automatismo a tutto vantaggio degli operatori e a scapito della trasparenza per gli utenti. Le compagnie telefoniche, da parte loro, sostengono che l’indicizzazione servirebbe solo a coprire l’aumento dei costi energetici e di gestione, assicurando stabilità economica alle reti e agli investimenti. Ma resta il timore che l’assenza del diritto alla disdetta gratuita riduca la concorrenza, bloccando molti clienti in contratti sempre più onerosi.

Telemarketing e uso dei dati personali

Accanto alle modifiche sulle tariffe, il pacchetto di emendamenti introduce una seconda misura molto contestata: la possibilità per gli operatori di utilizzare i dati di chi effettua la portabilità del numero per finalità commerciali. Fino a oggi il database che gestisce la portabilità poteva essere impiegato solo per garantire il corretto passaggio tecnico da un gestore all’altro; con la nuova norma, invece, sarebbe possibile usarlo per proporre offerte e promozioni, purché l’utente abbia espresso il proprio consenso. Le associazioni temono che questo cambiamento possa riaprire la strada al telemarketing aggressivo, vanificando i passi avanti compiuti negli ultimi anni grazie al Registro delle opposizioni e alle sanzioni dell’Autorità garante per la privacy. Consumerismo No Profit ha parlato di “un ritorno al far west delle telefonate commerciali”, sottolineando il rischio di nuove forme di tracciamento e di abuso dei consensi.

Le reazioni e i rischi per i consumatori

Altroconsumo e altre sigle del settore hanno espresso forte preoccupazione per una norma che, a loro giudizio, non tutela il cittadino ma agevola gli interessi delle compagnie. La possibilità di aumentare le tariffe in base all’inflazione, senza che ciò sia considerato una modifica contrattuale, verrebbe percepita come un indebolimento delle garanzie minime di trasparenza. Anche il capitolo sul telemarketing appare rischioso: in un Paese già afflitto dal problema delle chiamate indesiderate, un allentamento dei vincoli sui dati degli utenti potrebbe aggravare la situazione. Alcune forze di opposizione hanno annunciato battaglia in Aula e chiesto un intervento correttivo prima del voto finale. Il disegno di legge è ora in Commissione Industria del Senato, dove si attende una prima votazione sugli emendamenti. Se approvato, passerà alla Camera entro la fine dell’anno. L’obiettivo dichiarato della maggioranza è “modernizzare” il settore e rendere più dinamico il mercato, ma le associazioni chiedono un confronto pubblico prima che le nuove regole entrino in vigore. Per i cittadini, la posta in gioco è concreta: capire se il prezzo del telefono potrà crescere automaticamente insieme all’inflazione e se il proprio numero potrà diventare, di nuovo, terreno fertile per offerte indesiderate.