Addio a Ornella Vanoni, una vita per la musica

Si è spenta a Milano, all’età di 91 anni, la signora della canzone italiana, artista libera

addio a ornella vanoni una vita per la musica

Dall’esordio teatrale con Strehler alla metamorfosi musicale che l’ha resa icona di stile e interprete senza epoca, la sua carriera è un viaggio lungo settant’anni

Si è fermato il cuore di Ornella Vanoni. Aveva 91 anni. Un arresto cardiocircolatorio pone fine alla vita di una delle voci più amate del Paese, una figura che non è stata solo cantante, ma presenza, stile, emozione. La notizia corre veloce: in pochi minuti diventa un sussurro collettivo, un nodo in gola che unisce generazioni diverse. Come quando si spegne una luce che sembrava destinata a non tremare mai. Prima della musica, Ornella era un’attrice. Al Piccolo Teatro di Milano, guidata da Giorgio Strehler, imparò la disciplina del palco, la potenza della voce, la poesia del gesto.
Ma la musica la chiamava. E lei rispose, senza tentennare. Negli anni Cinquanta arrivarono le prime incisioni, le “canzoni della mala”, interpretazioni intense che raccontavano un mondo duro e umano. Era già chiaro che quella giovane donna non avrebbe mai seguito la strada più semplice: cercava la verità, anche quando faceva male.

Il successo, l’eleganza, la metamorfosi

Gli anni Sessanta e Settanta la consacrarono tra le interpreti più raffinate della canzone italiana. Arrivarono brani destinati a durare per sempre, collaborazioni importanti, l’amicizia artistica con Gino Paoli, festival, tournée, sperimentazioni. “L’appuntamento”, “Senza fine”, “Domani è un altro giorno”, “La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria”: titoli che non sono solo canzoni, ma luoghi emotivi della vita italiana. Il suo stile era unico. Una voce calda, vellutata, capace di sospendere il tempo. Una presenza scenica che mescolava eleganza e ironia, malinconia e sensualità. Ornella non interpretava brani: li abitava. Vanoni non ha mai avuto paura di cambiare pelle. Ha attraversato generi diversi — pop, bossa nova, jazz, canzone d’autore — senza mai perdere la sua impronta. Ha fondato una propria etichetta, ha sperimentato, ha unito mondi musicali lontani, ha collaborato con artisti di generazioni diverse. La sua libertà ha ispirato molti, soprattutto le donne del panorama musicale italiano, che in lei hanno visto un esempio di autonomia, eleganza e sincerità.

L’onda d’affetto: il Paese la saluta

Dopo l’annuncio della morte, le reazioni sono state immediate e piene d’emozione. Artisti, attori, giornalisti, cantautori: in tanti hanno ricordato la sua capacità di rendere ogni parola una vibrazione, ogni pausa un’emozione. C’è chi l’ha chiamata “regina”, chi “amica”, chi “l’ultimo sorriso elegante della musica italiana”. Il pubblico, più di tutti, ha risposto con ricordi personali: una canzone che accompagnava un viaggio, una voce che riempiva la casa nei giorni difficili, un gesto visto in tv e mai dimenticato. È un lutto dolce, composto, pieno di gratitudine: Ornella non era solo una cantante. Era un modo di sentire. Della Vanoni ci resteranno i dischi, certo, ma soprattutto l’eco della sua voce. Quell’intonazione lieve, quella malinconia sorridente, quel modo di guardare il pubblico come se fosse un confidente. La sua arte non aveva rumore: aveva profondità. Se n’è andata con discrezione, come fanno le persone che hanno già detto tutto. Ma ciò che ha lasciato — il suo canto, la sua grazia, la sua libertà — continuerà a vibrare, come una carezza che non smette di arrivare.