Giustizia per i migranti della Diciotti: la Cassazione accoglie il ricorso

Il pronunciamento della Suprema Corte sul caso dei profughi bloccati sulla nave nell'agosto 2018

giustizia per i migranti della diciotti la cassazione accoglie il ricorso

Un migrante eritreo, tra coloro che furono trattenuti per dieci giorni a bordo della Diciotti, ottiene il riconoscimento delle proprie ragioni dalla Cassazione. Il Governo potrebbe ora dover risarcire i richiedenti asilo

La Suprema Corte ha accolto l'istanza presentata da un migrante eritreo che, insieme ad altri profughi, fu trattenuto sulla nave Diciotti dal 16 al 26 agosto 2018 senza poter sbarcare. La decisione stabilisce che il rifiuto dello sbarco non può essere considerato un atto politico sottratto al controllo giurisdizionale. Questo apre la strada a un possibile risarcimento per i migranti coinvolti.

La battaglia per i diritti

L’uomo, oggi residente nel Regno Unito, ha perseguito la causa fin dal primo giorno, ritenendo che la decisione di impedirgli lo sbarco abbia violato i suoi diritti fondamentali. Secondo il suo legale, l'avvocato Alessandro Ferrara, la Corte ha riaffermato principi già consolidati: il trattenimento forzato senza base giuridica rappresenta una violazione della libertà personale, indipendentemente dalla cittadinanza o dallo status del soggetto coinvolto.

Le implicazioni della sentenza

Il pronunciamento della Cassazione non comporta un risarcimento automatico, ma rimanda la questione alla Corte d'Appello di Roma, che dovrà decidere l'entità dell'eventuale compensazione. Se il giudizio non verrà riproposto entro tre mesi, la causa si chiuderà senza condanne.

Le reazioni politiche

Il verdetto ha suscitato dure reazioni da parte del Governo, con critiche da parte di Matteo Salvini, all'epoca Ministro dell'Interno e fautore della politica dei porti chiusi. Mentre da un lato si parla di giustizia per i migranti, dall'altro si teme un nuovo fronte giuridico e politico sulle politiche migratorie adottate in quegli anni.

Ruotolo punta Salvini

Giorgia Meloni dice che è frustrante risarcire i migranti della Diciotti sequestrati da Salvini. Ma una soluzione c'è per far sentire meglio la presidente del Consiglio: paghi il suo ministro, visto che la decisione illegittima l'ha presa lui sulla pelle di povera gente che ha rischiato di morire in mare. Così il peso dei soprusi politici non graverà sulle tasche dei cittadini".

Lo afferma in una nota Sandro Ruotolo, componente della segreteria nazionale del Pd ed europarlamentare.

"Metta da parte il suo trumpismo Meloni - prosegue - e se ne faccia una ragione: sono le istituzioni che si devono avvicinare ai cittadini facendo rispettare la Costituzione di questa Repubblica, i trattati internazionali e il diritto del mare, che la destra cerca di calpestare un giorno sì e un altro anche. Ha fatto benissimo la Cassazione a ricordare che nessuna azione del governo può ignorare i limiti imposti dalla carta costituzionale. Quello sbarco andava autorizzato 'nel più breve tempo ragionevolmente possibile'. E se non avvenne fu colpa dell'allora ministro Salvini. Sia perciò lui a pagare il conto". 

Renzi, ironia su Meloni

"Perchè gli italiani dovrebbero pagare con le loro tasse la propaganda di Salvini e Meloni? Dal caso Diciotti agli sprechi dell'assurdo centro migranti in Albania, chi ha sbagliato deve pagare. Le multe per gli sprechi sulla gestione migranti devono essere pagate da premier e ministri. Di tasca propria, grazie. Giorgia, meno vittimismo e prepara il bonifico per l'Albania". Lo afferma il leader di Italia Viva Matteo Renzi sui social. 

La premier au tutte le furie

Meloni su X scrive: "Non credo siano queste le decisioni che avvicinano i cittadini alle istituzioni e confesso che dover spendere soldi per questo, quando non abbiamo abbastanza risorse per fare tutto quello che sarebbe giusto fare, è molto frustrante".

Durissima la reazione di Salvini che parla di sentenza vergognosa: “Mi sembra un'altra invasione di campo indebita. Se c'è qualche giudice che ama così tanto i clandestini, li accolga un pò a casa sua e li mantenga”. Anche l’altro vicepremier, Antonio Tajani, si dice in disaccordo con la decisione.