Sette arresti per la «Doppia curva»: affari mafiosi tra stadio e usura

Milano. Blitz di polizia e finanza contro le infiltrazioni nei gruppi ultrà

sette arresti per la doppia curva affari mafiosi tra stadio e usura

L’inchiesta della Dda milanese rivela legami tra ‘ndrangheta, mondo ultrà e imprenditoria sportiva: al centro il business dei parcheggi di San Siro e prestiti con tassi fino all’803%.

Il nuovo blitz della Dda

Sette arresti sono stati eseguiti tra custodia in carcere e domiciliari nell’ambito del nuovo filone dell’inchiesta antimafia «Doppia curva» della Direzione distrettuale antimafia di Milano. L’operazione ha colpito figure legate al mondo degli ultras di Inter e Milan, accusate a vario titolo di estorsione, usura e fatture false, con l’aggravante di aver favorito la cosca calabrese dei Bellocco. Tra gli arrestati, l’imprenditore Mauro Russo, attivo nel settore dei parcheggi del Meazza e socio d’affari di Paolo Maldini e Bobo Vieri.


Gli affari intorno a San Siro

Il cuore dell’inchiesta riguarda il controllo dei parcheggi dello stadio San Siro, una realtà che garantiva agli affiliati criminali profitti illeciti in cambio della cosiddetta “tranquillità ambientale”. Le indagini, coordinate dai pm Paolo Storari e Sara Ombra con l’aggiunto Alessandra Dolci, hanno rivelato un sistema di prestiti usurari, con interessi che arrivavano fino all’803%, ai danni di imprenditori come Piero Bene, editore televisivo attivo nel calcio dilettantistico.


Minacce, usura e riciclaggio

Le estorsioni servivano anche per recuperare somme relative a prestiti usurari o per finanziare nuove attività, oltre che per escludere soci sgraditi dalle aziende, come accaduto con Andrea Beretta, ex leader della Curva Nord, oggi collaboratore di giustizia. Beretta è risultato centrale nel racconto degli eventi e nelle intercettazioni raccolte, che hanno permesso di consolidare l’impianto accusatorio grazie a verifiche economiche e testimonianze dirette.


Il legame con Zanetti

Un’intercettazione chiave, datata 14 novembre 2023, mostra il tentativo del boss Antonio Bellocco di legittimare pubblicamente Davide Scarfone, organizzatore di un evento legato alla multinazionale Qfort. Bellocco, assassinato nel settembre 2024, riuscì a ottenere la presenza del vicepresidente dell’Inter Javier Zanetti, grazie ai contatti con Beretta. Il giudice Domenico Santoro ha ritenuto questo episodio una prova del legame tra la criminalità e settori dell’associazionismo ultrà, pur riconoscendo l’estraneità assoluta di Zanetti all’inchiesta.


Gli indagati

Oltre a Russo e Scarfone, sono finiti in carcere Francesco Intagliata, Filippo Monardo, Giuseppe Orecchio e Domenico Sità, tutti originari della Calabria. Carmelo Montalto, invece, è stato posto ai domiciliari. Il gruppo è ritenuto legato alla cosca Bellocco, già emersa in precedenti indagini milanesi per le sue ramificazioni nell’economia legale attraverso prestanome e attività fittizie.