È partito il processo che tiene con il fiato sospeso il mondo della moda, del business e dei social: il pandoro-gate. Sul banco degli imputati c’è lei, Chiara Ferragni, icona planetaria dell’influencer marketing, chiamata a rispondere di truffa aggravata per le iniziative benefiche legate ai dolci griffati.
Ferragni, che nei prossimi mesi sarà sempre presente in aula, affida al suo avvocato Giuseppe Iannaccone il messaggio chiaro: «Il processo è la sua priorità assoluta. Lo segue con concentrazione e tensione».
Intanto la scena si arricchisce di nuovi protagonisti: Adicu, Casa del Consumatore e una donna di 76 anni di Avellino, Adriana, che aveva comprato una decina di pandori “limited edition” convinta di sostenere la beneficenza, hanno chiesto di costituirsi parti civili. La signora, decisa ad andare fino in fondo, afferma: «Ho speso più di cento euro per un gesto solidale. Mi sono sentita presa in giro. Se otterrò un risarcimento, andrà tutto in beneficenza».
Il calendario giudiziario è già fissato: il 4 novembre il tribunale deciderà se accogliere le nuove costituzioni di parte civile, mentre il 14 gennaio si chiuderà l’udienza preliminare. Gli imputati – oltre a Ferragni, Fabio Maria D’Amato e Francesco Cannillo di Cerealitalia-Id – potranno chiedere il rito abbreviato, patteggiare o affrontare il giudizio.
Eppure, la strategia difensiva di Chiara è già iniziata fuori dalle aule: dopo l’uragano mediatico, l’imprenditrice digitale ha cambiato tono, meno glitter e più autenticità sui social. Ha perso 1,5 milioni di follower su Instagram ma resta saldamente a quota 28,2 milioni, mentre TikTok si conferma stabile a 7 milioni. Numeri che dimostrano come il suo appeal resti intatto.
Sul fronte dei risarcimenti, la 37enne aveva già versato 3,4 milioni di euro: 2,2 al Garante della concorrenza, 1 milione all’Ospedale Regina Margherita di Torino, 200mila alla Caritas, oltre a 150 euro per ciascun acquirente rappresentato dalle associazioni che avevano ritirato la querela.
La Procura, però, non arretra: secondo gli inquirenti, le campagne pubblicitarie del 2021 e del 2022 lasciavano intendere che l’acquisto dei pandori Balocco e delle uova Dolci Preziosi fosse direttamente collegato a una raccolta benefica. In realtà, le aziende avevano donato contributi fissi: 50mila euro la prima, 21mila la seconda.
Il caso, che ha fatto tremare il regno Ferragni, si gioca ora tra aule giudiziarie e feed social. E la regina delle influencer si prepara alla sfida più difficile: riconquistare la fiducia, dentro e fuori dal tribunale.
