Crollo del ponte Morandi, chiesti 18 anni e mezzo per Castellucci

Per il pm: «È il caso più grave di sempre, massimo grado di responsabilità»

crollo del ponte morandi chiesti 18 anni e mezzo per castellucci

Cotugno ha ricordato che dopo il disastro di Monteforte Irpino, in cui morirono 40 persone, “non è cambiato nulla”

Sette anni dopo il disastro del ponte Morandi, la ferita è ancora aperta. E nella grande aula bunker di Genova, la Procura ha messo nero su bianco le proprie richieste: 57 imputati, decine di posizioni esaminate, un’unica parola d’ordine — responsabilità. Per Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, già detenuto per la tragedia di Avellino, la pena chiesta è 18 anni e 6 mesi. Il pm Walter Cotugno, affiancato da Marco Airoldi, non ha usato mezzi termini: «Tutti gli indizi puntano nella stessa direzione. Castellucci era il vertice, l’uomo che avrebbe dovuto garantire sicurezza e invece ha scelto di non vedere».

Nel suo intervento, Cotugno ha ricordato che dopo il disastro di Monteforte Irpino, in cui morirono 40 persone, “non è cambiato nulla”: «Le ispezioni continuavano con le stesse modalità, senza un vero controllo, accettando il rischio che una struttura logora potesse cedere da un momento all’altro». Il pm ha poi delineato il profilo dell’imputato: un dirigente potente, deciso a mantenere i profitti record di Aspi, incurante degli allarmi tecnici. «Era il manager che tutti temevano – ha detto –. Dentro la società il suo nome non si pronunciava nemmeno, come se fosse un tabù». Castellucci, detenuto nel carcere di Opera, non ha assistito all’udienza in videocollegamento, come avvenuto in altre occasioni.

La voce delle famiglie

Fuori dall’aula, le parole di Egle Possetti, portavoce del Comitato delle vittime, sono cariche di emozione: «Siamo scossi ma riconoscenti. Dopo anni di attesa, finalmente qualcuno chiama per nome le responsabilità. Il pm ha parlato con rigore e umanità. Sappiamo che l’età di Castellucci potrà garantirgli agevolazioni, ma ciò che conta è che venga riconosciuta la colpa». L’accusa punta il dito su un sistema che ha fallito in ogni livello: dai vertici di Autostrade e Spea fino agli uffici ministeriali che dovevano vigilare. Il 14 agosto 2018, la pila 9 del viadotto sul Polcevera crollò, inghiottendo auto e camion e spezzando la vita di 43 persone. Per Cotugno, «non è mai accaduto in Italia un caso di reato colposo con così tante vittime». Un procedimento, ha detto, che «non può restituire le vite perdute, ma può restituire alla giustizia un senso di verità».