Tutto nasce da un foglietto rinvenuto durante una perquisizione legata al nuovo filone di indagine sul delitto di Garlasco. Su quel foglio, attribuito a uno degli indagati, sarebbe comparsa una nota che citava nomi e importi accostati a decisioni giudiziarie. Un particolare che ha indotto gli investigatori a ipotizzare un possibile episodio di corruzione volto a influenzare le sorti dell’inchiesta originaria.
L’attenzione si è così concentrata sul padre di Andrea Sempio, indicato come possibile intermediario di un accordo illecito. Le verifiche puntano a capire se vi siano stati contatti o passaggi di denaro collegati all’archiviazione disposta in passato a favore del figlio. Un atto giudiziario che oggi torna al centro della scena, alla luce delle nuove analisi sui reperti e delle recenti testimonianze.
Brescia prende in mano il fascicolo
Poiché il presunto episodio corruttivo coinvolgerebbe un magistrato già in servizio presso la Procura di Pavia, la competenza territoriale è passata a Brescia, che per legge si occupa dei reati commessi da pubblici ufficiali nell’ambito giudiziario. Gli atti sono stati trasferiti in blocco e il nuovo fascicolo è ora all’attenzione del pool anticorruzione. Secondo quanto trapelato da ambienti giudiziari, gli inquirenti stanno esaminando i tabulati telefonici e i movimenti bancari dei soggetti coinvolti per verificare la fondatezza dell’appunto sequestrato. Nel frattempo, la posizione di Andrea Sempio rimane quella di indagato per omicidio in concorso, in un procedimento distinto ma strettamente collegato a quello principale.
Un caso che continua a dividere
La notizia dell’indagine per corruzione ha scosso profondamente la comunità di Garlasco, dove la memoria di Chiara Poggi è ancora viva. La famiglia della vittima ha accolto con prudenza il nuovo sviluppo, chiedendo rispetto e verità. Diverso l’atteggiamento del legale dei Sempio, che parla di “accanimento mediatico” e invita a non confondere le ipotesi investigative con i fatti accertati. Intanto, sui social e nei bar del paese, si riaccendono le discussioni. Il ricordo di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio nel 2015, torna inevitabilmente al centro del dibattito, mentre la riapertura del caso solleva dubbi e domande sulla tenuta dell’intero impianto giudiziario.
Le prossime mosse della magistratura
Nelle prossime settimane la Procura di Brescia dovrà valutare se formalizzare l’accusa di corruzione in atti giudiziari e se chiedere eventuali misure cautelari. Parallelamente, Pavia continuerà a indagare sul versante dell’omicidio, anche alla luce delle nuove analisi genetiche condotte sui reperti recuperati. Se le ipotesi di scambio di denaro dovessero trovare conferma, l’intera vicenda del delitto di Garlasco potrebbe subire un nuovo scossone, con la possibilità di riaprire anche i capitoli già chiusi. Dopo quasi due decenni, quella che sembrava una storia giudiziaria conclusa torna a occupare le prime pagine, restituendo a Garlasco l’eco di un caso che non smette di interrogare il Paese.
