L’arresto è scattato all’alba su ordine del gip, dopo un’indagine della Direzione distrettuale antimafia che, secondo la procura, avrebbe documentato la piena operatività mafiosa di Grazia Santapaola. Per i magistrati non avrebbe agito come semplice parente di esponenti del clan, ma come parte integrante del sodalizio, esercitando potere e influenza grazie alla sua appartenenza alla famiglia di sangue. Dalle ricostruzioni investigative emerge una figura in grado di manovrare direttamente affari illeciti nel centro storico di Catania, gestendo rapporti, entrate e criticità interne. La procura le attribuisce un ruolo da protagonista nelle attività del gruppo Ottantapalmi, indicato come il ramo operativo facente capo al marito, Turi Amato. Tra gli elementi al centro dell’ordinanza anche la capacità della donna di intervenire nei contrasti con altri clan, come quello dei Nardo, definendo equilibri e riconoscibilità mafiosa della famiglia.
L’evoluzione del ruolo femminile nelle cosche
Secondo gli inquirenti, la figura di Grazia Santapaola rappresenta una svolta nel racconto giudiziario delle organizzazioni di Cosa nostra. La donna avrebbe superato la tradizionale posizione di secondo piano per assumere un ruolo primario nella tutela degli interessi del clan, in un contesto in cui la continuità familiare e il legame di sangue restano elementi portanti del potere mafioso. La presidente della Commissione Antimafia ha definito l’arresto un segnale della trasformazione interna ai gruppi criminali, dove sempre più spesso emergono figure femminili considerate affidabili e decisive. Una dinamica che, secondo la stessa, modifica assetti storici e conferma quanto le donne siano ormai parte attiva della gestione del potere nelle cosche. L’inchiesta che ha portato all’arresto di Grazia Santapaola indica un’ulteriore evoluzione nelle strategie dei clan, capaci di ridefinire ruoli e gerarchie pur di garantire continuità al proprio sistema. Per la Dda si tratta di un tassello importante nel tentativo di ricostruire modalità e reti di sostentamento del gruppo, comprese quelle destinate alle famiglie dei detenuti.
