Camilla Cederna, giornalista raffinata e acuta

La moda come riflesso di ogni evoluzione sociale

camilla cederna giornalista raffinata e acuta

Camilla Cederna è stata una grandissima giornalista, raffinata, acuta, a volte ineguagliabile nel percepire le novità e le mode del suo tempo. Con una scrittura sublime, fine, ironica e tagliente. Proveniente da famiglia di imprenditori di cotone valtellinesi, trasferiti poi a Milano, dove ha conseguito la laurea in letteratura latina con una tesi dal titolo "Prediche contro il lusso delle donne: dai filosofi greci ai Padri della chiesa". La Cederna apparteneva a quella parte della borghesia che si aggirava intorno alle case editrici e ai giornali. Una filiera di giornalisti e di scrittori, che frequentavano la Scala e le mostre d'arte. 

Camilla inizia a scrivere nel 1939 sul quotidiano milanese L’Ambrosiano: "Moda nera" è il titolo del suo primo articolo che prende in giro lo stile dei fascisti e, per questo, viene minacciata di arresto e di condanna a 11 anni di carcere, che non sconterà mai. Sconterà invece due mesi, negli anni della Repubblica di Salò, per un articolo critico verso il fascismo.

La moda è il suo motore d’avvio per la professione, un riflesso di ogni evoluzione sociale, economica, ideologica e culturale del paese, come precisava a chi si sorprendeva che trattasse questi argomenti così leggeri. Negli anni del boom economico di Milano, incuriosiva questa signorina dell'alta borghesia che raccontava tutto ciò che vedeva e che sentiva.

Nel 1956 inizia a scrivere per L’Espresso, dove con la rubrica "Il lato debole" descrive l’involuzione di una società ripiegata su se stessa, con i suoi vizi e le sue rare virtù. Scrive libri su Fellini e su Maria Callas.
Il 12 dicembre 1969, quando scoppia la bomba di piazza Fontana, a Milano, Camilla fa la scelta di professione e di vita. Scrive sulle pagine de L'Espresso: "Il sangue che cola sul marciapiede. I volti angosciati dei feriti. I parenti chiamati a riconoscere le salme. E qualcuno dice che sembra la guerra". 
Da quel momento "Il lato debole" diventa la cronaca feroce e lucida di ciò che non va, l’analisi senza esitazioni di responsabilità precise e scomode.