Università, studiare costa sempre di più: ecco come risparmiare, esempi pratici

Dal modello 730 alla differenza tra atenei pubblici e privati: guida alle agevolazioni fiscali per s

universita studiare costa sempre di piu ecco come risparmiare esempi pratici

Le spese universitarie pesano sempre di più, ma con la detrazione Irpef del 19% e le borse di studio è possibile recuperare parte dei costi. Ecco una guida semplice con esempi pratici: dal fuori sede che frequenta un’università privata al pendolare

Chi frequenta corsi di laurea, master, dottorati, istituti tecnici superiori o corsi Afam ha diritto a una detrazione del 19% sull’Irpef, inserendo nel modello 730/2025 le spese sostenute. Sono ammesse le tasse di iscrizione e immatricolazione, anche per fuori corso, le spese per test di ingresso, il contributo di “ricognizione” per riattivare la carriera universitaria, le sovrattasse per esami e tesi, i percorsi Tfa e i corsi finalizzati ai crediti per accedere all’insegnamento. Restano esclusi libri, materiale di cancelleria, viaggi, vitto e alloggio.

Differenze tra atenei statali, privati e telematici

Per chi frequenta un’università statale la detrazione si applica sull’intero importo pagato. Diverso è il caso di chi studia in un ateneo privato o telematico: qui valgono tetti massimi stabiliti ogni anno dal ministero dell’Università, differenziati per area disciplinare e area geografica. Gli stessi criteri si applicano ai corsi universitari all’estero, con parametri basati sul domicilio fiscale dello studente.

I limiti di spesa detraibile

Per l’anno d’imposta 2024, da dichiarare nel 2025, i tetti massimi variano a seconda della tipologia di corso:

  • Area medica: fino a 3.900 euro al Nord, 3.100 al Centro, 2.900 al Sud e nelle Isole.

  • Area sanitaria: 3.900 euro al Nord, 2.900 al Centro, 2.700 al Sud.

  • Area tecnico-scientifica: 3.700 euro al Nord, 2.900 al Centro, 2.600 al Sud.

  • Area umanistica e sociale: 3.200 euro al Nord, 2.800 al Centro, 2.500 al Sud.

Per i corsi post-laurea, come master e dottorati, contano solo i parametri geografici: 3.900 euro al Nord, 3.100 al Centro, 2.900 al Sud e nelle Isole.

Borse di studio e agevolazioni

Oltre alle detrazioni, restano fondamentali le borse di studio. Per l’anno accademico 2025-26 un fuori sede può ricevere fino a 7.072 euro, un pendolare fino a 4.132 e chi studia nella propria città fino a 2.850 euro. Gli studenti con particolari condizioni economiche possono arrivare a 8.133 euro. Le soglie Isee sono state innalzate: oggi possono accedere beneficiari con reddito familiare fino a 27.948 euro e patrimonio fino a 60.757 euro.

Quanto costa studiare in Italia nel 2025

Le differenze restano profonde. Nelle università pubbliche, le tasse partono da poche centinaia di euro per chi rientra nella no tax area e arrivano a oltre 4mila euro l’anno, soprattutto nei corsi scientifici del Nord. Nelle private i costi lievitano: oltre 16mila euro per economia alla Bocconi, più di 18mila per medicina al San Raffaele, con percorsi completi che superano i 100mila euro. La vita da fuori sede pesa ulteriormente: tra affitto, spese di mantenimento, trasporti e vitto si stimano da 900 a 1.200 euro al mese, pari a oltre 40mila euro per una laurea triennale e fino a 60mila per chi prosegue con la magistrale.

Le università più care e quelle più accessibili

Milano si conferma la città più costosa: alla Statale e alla Bicocca le rette superano i 3.800 euro, con picchi oltre i 4.200 nei corsi scientifici. A Pavia la media per gli indirizzi scientifici tocca i 4.100 euro. Al Sud e nelle Isole, invece, i costi sono mediamente inferiori del 20%, spesso sotto i 1.000 euro l’anno, anche se non mancano eccezioni come l’Università del Salento, che sfiora i 3mila euro. Le università online, infine, propongono un’alternativa più flessibile con rette intorno ai 3.600 euro annui e rate mensili dai 200 ai 400 euro.

Come funziona la detrazione

La detrazione del 19% si applica alle spese universitarie riconosciute, da inserire nel modello 730/2025 ai righi E8-E10 con codice 13. Le università pubbliche danno diritto a recuperare l’intera spesa sostenuta. Per le private e le telematiche valgono invece tetti massimi, aggiornati ogni anno in base al tipo di corso e alla zona geografica.

Esempio 1: studente in università statale del Nord

Marco frequenta ingegneria a Milano e ha pagato 3.200 euro di tasse universitarie. In quanto iscritto a un ateneo pubblico, può detrarre il 19% dell’intero importo. Detrazione = 3.200 × 19% = 608 euro recuperabili in dichiarazione.

Esempio 2: studentessa in università privata al Centro

Giulia frequenta giurisprudenza in un ateneo privato di Roma e ha pagato 6.500 euro. Per i corsi in area umanistica/sociale il tetto al Centro è 2.800 euro. Detrazione = 2.800 × 19% = 532 euro. Nonostante abbia speso 6.500 euro, potrà recuperare solo sulla quota detraibile fissata dal ministero.

Esempio 3: studente in università telematica al Sud

Luca è iscritto a un corso di economia online con sede legale in Sicilia. Ha pagato 3.000 euro di tasse. L’università telematica è equiparata a una privata. Per l’area sociale/umanistica al Sud il tetto è 2.500 euro. Detrazione = 2.500 × 19% = 475 euro.

Esempio 4: master post-laurea al Nord

Sara frequenta un master a Torino e spende 4.200 euro.

Per i corsi post-laurea al Nord il tetto è 3.900 euro.

Detrazione = 3.900 × 19% = 741 euro.

Esempio 5: studente fuori sede con borsa di studio

Ahmed frequenta medicina a Bologna, paga 3.800 euro e riceve una borsa di studio da 7.072 euro. Le spese coperte dalla borsa non sono detraibili. Se la borsa copre integralmente la retta, non avrà diritto alla detrazione. Se copre solo in parte (ad esempio 2.000 euro), la detrazione si applica sulla quota rimanente (1.800 euro). Detrazione = 1.800 × 19% = 342 euro.

Oltre la detrazione: quanto costa davvero studiare

A queste cifre bisogna aggiungere i costi di vita. Uno studente fuori sede spende tra 900 e 1.200 euro al mese per affitto, vitto e trasporti, con un peso che può superare i 40mila euro in tre anni di corso.