È l’incontro che, nelle intenzioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dovrebbe chiudere la partita. Per gli alleati, invece, rappresenta l’ultima finestra utile per ampliare una manovra che finora ha mostrato margini molto ristretti. A mezzogiorno, a Palazzo Chigi, la premier riunisce i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, insieme al leader di Noi Moderati Maurizio Lupi. Con loro anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il viceministro Maurizio Leo, chiamati a valutare la compatibilità delle richieste politiche con i saldi vincolati dalla nuova cornice europea.
Le modifiche sul tavolo
La discussione riparte dal pacchetto di temi indicato nell’ultimo vertice: la cedolare secca sugli affitti brevi, l’estensione dell’iperammortamento sollecitata da Confindustria, il regime fiscale sui dividendi, la soglia che esclude la prima casa dal calcolo dell’Isee e le misure per far emergere l’oro da investimento. Su questi punti il Mef ha lavorato negli ultimi giorni, vagliando le proposte dei gruppi e le relative coperture. Giorgetti continua a richiamare il rispetto dei vincoli del nuovo Patto di stabilità e l’intangibilità dell’impianto approvato in Consiglio dei ministri. Meloni, da parte sua, ha ribadito il principio dei saldi invariati come limite invalicabile.
La tagliola al Senato: 105 emendamenti fuori
Il clima del vertice è stato scandito in mattinata dalla comunicazione del presidente della commissione Bilancio del Senato, Nicola Calandrini, che ha dichiarato inammissibili 105 emendamenti su 414 segnalati. Diciotto vengono esclusi per materia, lasciando ai gruppi la possibilità di sostituirli. Ottantasette, invece, cadono per mancanza di coperture adeguate e saranno eliminati. Restano in corsa alcune proposte politicamente sensibili. Tra queste, l’emendamento 1.1, firmato dal capogruppo di FdI Lucio Malan, che chiede di specificare che le riserve auree della Banca d’Italia appartengono allo Stato. Avanza anche il tris di sanatorie edilizie di Fratelli d’Italia, che riaprono vecchi capitoli di condono.
Il caso Mes e la reazione europea
Non supera la tagliola — almeno per ora — la proposta della Lega di utilizzare la quota italiana del contributo al Mes per finanziare un taglio delle tasse pari a 5 miliardi nel triennio 2026-2028. La possibilità di ricorso resta, ma i tecnici del Senato hanno rilevato problemi di copertura. Sul fronte europeo, da Bruxelles il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis ha ricordato che l’Italia, pur non essendo in procedura d’infrazione, deve fare i conti con una crescita ritenuta ancora troppo lenta. Un monito che aggiunge un ulteriore livello di attenzione sulla manovra.
