Una manovra da centesimi: la nuova arte di far sembrare tanto gli spiccioli

La legge di bilancio promette sostegni al potere d’acquisto che sono esercizi di illusionismo

una manovra da centesimi la nuova arte di far sembrare tanto gli spiccioli

Riduzione dell’Irpef di due punti per la fascia media, “Carta Dedicata a Te” rifinanziata, micro-bonus per lavoratori stagionali e sconti simbolici per le imprese: taglia dove non si vede e restituisce in spiccioli ciò che ha tolto in milioni

Il governo apre la manovra con un titolo da applausi: l’aliquota Irpef del secondo scaglione scende dal 35% al 33%. Due punti in meno che dovrebbero “rilanciare i redditi medi”. Peccato che, a conti fatti, il beneficio reale per chi guadagna 25-30 mila euro l’anno si aggiri intorno a 10-12 euro mensili. Una pizza e una birra — sempre che non si voglia aggiungere il coperto. Nel frattempo, chi guadagna più di 200 mila euro vedrà ridursi alcune detrazioni di 440 euro. Un segnale “di equità”, dicono. Ma è un po’ come chiedere un sacrificio ai milionari invitandoli a rinunciare al caffè del mattino.

“Carta Dedicata a Te”: un aiuto alimentare da supermercato discount

La misura simbolo contro la povertà viene rifinanziata con 500 milioni l’anno. È la “Carta Dedicata a Te”, destinata all’acquisto di beni alimentari di prima necessità. Una buona idea, ma i numeri la ridimensionano: circa 1,3 milioni di famiglie potranno ricevere un bonus medio di 382 euro annui, ossia un euro e poco più al giorno. Difficile “sostenere il potere d’acquisto” con un carrello che resta mezzo vuoto anche alla promozione del giovedì.

Il lavoro secondo la manovra: incentivi da collezione

Si promette l’“occupazione stabile giovanile” con un esonero contributivo parziale per le assunzioni nel 2026. Spesa autorizzata: 154 milioni. Una cifra che, distribuita su scala nazionale, equivale a una boccata d’ossigeno... per un minuto.
E per i lavoratori stagionali del turismo e della ristorazione arriva un “bonus speciale” del 15% sulle retribuzioni lorde, ma solo per nove mesi. Tradotto: una gratifica una tantum che basterà forse per due notti in un albergo economico — da clienti, non da dipendenti.

Pensioni e assistenza: si allunga la coperta corta

Con l’Ape Sociale prorogata di un anno e la riduzione del fondo povertà di oltre 260 milioni nel 2026, la bilancia sociale della manovra pende verso il risparmio, non verso l’equità. Il Fondo per l’inclusione attiva viene ridimensionato, mentre aumentano i vincoli per la spesa dei ministeri. È il paradosso del welfare “razionale”: meno soldi per chi ne ha bisogno, più decreti per dire che l’assistenza continua.

Le coperture: tagli eleganti, risparmi invisibili

Dietro la retorica dell’“efficientamento della spesa pubblica” si nascondono tagli lineari a ministeri, fondi di coesione e programmi di sviluppo. La riduzione dei capitoli di spesa – fino a 21,6 milioni annui solo al MEF – e il rientro nel bilancio statale di oltre un miliardo dal Fondo per lo sviluppo e la coesione fanno da cuscinetto contabile. In sostanza: meno investimenti, più numeri a posto.

Le imprese? Un brindisi simbolico

Si parla di “promozione del Made in Italy” con un fondo da 35 milioni l’anno. In pratica, un decimo di quanto basterebbe per una campagna pubblicitaria di un grande marchio. Per l’agricoltura, proroghe e poco altro. Per le regioni, qualche sconto sul contributo alla finanza pubblica. Una manovra che sembra più un patchwork di piccoli favori che una strategia di sviluppo.

Un bilancio da economia di sopravvivenza

Il disegno di legge di bilancio 2026 si presenta come un esercizio di equilibrismo: piccoli tagli, micro-incentivi, qualche slogan. Il tutto in un contesto di risorse ridotte e vincoli europei che tornano a mordere. Il messaggio politico è chiaro: “Nessuno resterà indietro, ma nemmeno troppo avanti”. La verità è che il Paese continua a vivere di misure tampone e di bonus che finiscono prima ancora di iniziare. Se la crescita si misurasse in comunicati stampa, l’Italia sarebbe già un modello europeo. Peccato che nei portafogli, più che crescita, ci sia ancora solo il resto del supermercato.