Il generale libico Usama Almasri, ex capo della polizia giudiziaria della capitale, è stato arrestato su ordine della Procura di Tripoli con le accuse di tortura aggravata, violenze sistematiche e omicidio di detenuti. Secondo le autorità locali, almeno dieci persone sarebbero state sottoposte a sevizie durante la sua direzione di un centro di detenzione, e una di loro avrebbe perso la vita a causa delle ferite riportate. L’arresto sarebbe avvenuto all’alba, nel quartiere di Ain Zara, zona già nota per la presenza di milizie e carceri non ufficiali. Gli inquirenti libici avrebbero disposto anche il sequestro di documenti e computer riconducibili alle attività del generale.
Il precedente italiano
Il nome di Almasri non è nuovo alle cronache italiane. Nel giugno 2024, il militare era stato fermato in Sicilia su mandato della Corte Penale Internazionale, ma successivamente rimpatriato a Tripoli a bordo di un volo di Stato, con l’autorizzazione del Ministero dell’Interno.
Una scelta che all’epoca suscitò proteste da parte di organizzazioni umanitarie e dell’opposizione parlamentare, secondo cui l’Italia avrebbe violato gli obblighi di cooperazione con la giustizia internazionale. Oggi quell’episodio torna prepotentemente al centro del dibattito, alla luce delle accuse di tortura e omicidio che hanno portato all’arresto del generale.
Reazioni politiche
La notizia da Tripoli ha infiammato la scena politica italiana. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha attaccato duramente il governo: «Il caso Almasri è una vergogna nazionale. Il governo deve chiedere scusa agli italiani per aver consegnato un torturatore».
Sulla stessa linea Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle: «Meloni e Piantedosi devono assumersi la responsabilità politica di un atto che umilia lo Stato di diritto». Dalle file della maggioranza, per ora, silenzio. Solo qualche voce isolata di Fratelli d’Italia invita alla “prudenza”, ricordando che “le indagini libiche sono ancora in corso”.
Le ripercussioni internazionali
Sul piano diplomatico, la vicenda rischia di complicare ulteriormente i rapporti tra Roma e Tripoli, già fragili dopo mesi di tensioni sui migranti e sulla gestione dei centri di detenzione lungo la costa. Fonti europee riferiscono che la Corte Penale Internazionale sta valutando se riaprire il fascicolo contro Almasri e verificare eventuali responsabilità indirette di altri Stati nella sua mancata consegna. Intanto, sul fronte interno, la Commissione Esteri della Camera valuta di convocare un’audizione urgente del ministro Tajani per chiarire i passaggi della vicenda.
