Nel corso di un dichiarazione pubblica a Roma, Matteo Salvini ha puntualizzato di essere «preoccupato» che i fondi italiani destinati agli armamenti per l’Ucraina possano alimentare fenomeni di corruzione nel governo di Kiev, in seguito alla scoperta di un presunto giro da 100 milioni di dollari in uno scandalo energetico ucraino.
Salvini ha spiegato che finora la Lega aveva appoggiato tutti i pacchetti di aiuti umanitari e militari, ma «ora sono emersi fatti nuovi di assoluta gravità» e ritiene che sia necessaria «chiarezza assoluta e tempestiva». Ha aggiunto che «pensare che i soldi dei lavoratori italiani finiscano in ville o gabinetti d’oro è sconcertante».
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha risposto tagliando corto: «Non si può giudicare un Paese per due corrotti».
Inizia così una fase nella maggioranza in cui le parole «ma», «però» e «ma adesso» si fanno spazio: un governo che sinora ha dichiarato unità sulla difesa dell’Ucraina vede ora al suo interno dualità di linguaggio e tensioni.
Meloni: la linea rimane invariata
Sul versante della presidenza del Consiglio, Giorgia Meloni ha ribadito con fermezza che «la linea sull’Ucraina non cambia». Ha affermato che, nonostante gli scandali e le critiche, l’Italia sosterrà l’Ucraina e il popolo ucraino contro l’aggressione russa, escludendo comunque l’invio di truppe italiane in territorio ucraino. La premier ha sottolineato che la decisione è dettata dalla necessità di contribuire alla stabilità europea e da impegni assunti con gli alleati. Su tale linea viene tracciato un confine netto: gli armamenti sono confermati, le truppe non partono. Meloni ha inoltre ricordato che l’Italia non può essere paralizzata da casi di corruzione isolati di un governo partner, mentre la posizione della Lega appare più condizionata.
Implicazioni e scenari aperti
La frattura verbale va letta alla luce di diversi elementi: l’Italia si trova in piena stagione di bilanci e decisioni sugli aiuti militari all’Ucraina, le forze politiche italiane sono in coabitazione nel governo ma divergenti nei toni, e il tema della governance degli aiuti internazionali torna preminente dopo le accuse di corruzione a Kiev. Dal punto di vista pratico, se Salvini dovesse alzare ulteriormente la pressione, potrebbe chiedere condizioni più stringenti sul monitoraggio degli aiuti o un ridimensionamento dei pacchetti militari. Allo stesso tempo, la fermezza di Meloni potrebbe tradursi in un rafforzamento del ruolo italiano nelle iniziative europee e atlantiche sull'Ucraina.
