Shutdown negli Stati Uniti: Trump congela l’amministrazione federale

Dalla mezzanotte il governo americano ha fermato tutte le attività non essenziali

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Migliaia di dipendenti pubblici senza lavoro e servizi bloccati: la crisi diventa un campo di battaglia in vista delle elezioni di metà mandato del 2026

WASHINGTON – È ufficiale: gli Stati Uniti sono entrati in shutdown. Dalla mezzanotte e un minuto l’amministrazione federale ha sospeso tutte le attività non essenziali, dopo che al Congresso è saltato l’accordo per approvare la legge di bilancio. La disposizione è arrivata direttamente dalla Casa Bianca, con un ordine firmato dal direttore del bilancio Russel Vought: “Eseguite i vostri piani per uno shutdown ordinato”. Da quel momento, migliaia di dipendenti pubblici hanno ricevuto la comunicazione di sospensione, mentre servizi e agenzie federali iniziano a chiudere. La paralisi arriva poco più di otto mesi dopo l’inizio del secondo mandato di Donald Trump e si lega al braccio di ferro politico sui tagli alla sanità pubblica. L’amministrazione repubblicana punta a finanziare la riduzione delle tasse, contenuta nel “Big Beautiful Bill” firmato dal presidente il 4 luglio scorso, riducendo i sussidi previsti da Obamacare. La decisione, però, ha spaccato il Congresso e alimentato uno scontro destinato a segnare l’intera campagna per le elezioni di metà mandato del novembre 2026.

Secondo la legge federale, entro il 1° ottobre il Congresso deve approvare dodici leggi di spesa per finanziare le attività pubbliche. Quando non si raggiunge un accordo, viene di solito adottata una “continuing resolution”, un provvedimento temporaneo che proroga le spese. Questa volta, però, né la proposta repubblicana né quella democratica hanno ottenuto i voti necessari: il Senato si è spaccato e il blocco è diventato inevitabile. Il Grand Old Party, che controlla entrambe le Camere ma non dispone dei 60 voti necessari per superare il filibustering al Senato, ha accusato i democratici di voler difendere sprechi e privilegi. Dall’altra parte, l’opposizione guidata da Chuck Schumer e Hakeem Jeffries denuncia una “manovra contro i ceti medi e poveri”, che farà aumentare i costi dell’assicurazione sanitaria tra 400 e 600 dollari al mese per milioni di famiglie. Il Congressional Budget Office prevede che, entro il 2034, dieci milioni di americani resteranno senza copertura sanitaria.

Lo shutdown non è solo una crisi politica, ma anche un terremoto economico e sociale. Secondo le prime stime, rischiano il licenziamento 334 mila dipendenti del Dipartimento della Difesa, 34 mila del Commercio, oltre 32 mila della Sanità e più di 16 mila del Dipartimento di Stato. A questi si aggiungono migliaia di lavoratori della Homeland Security, della Giustizia, dei Trasporti e del Lavoro. Musei, parchi nazionali e uffici pubblici sono già chiusi o in fase di chiusura. Per i democratici, il prezzo politico sarà pagato da Trump e dal suo partito, accusati di aver scelto la via della crisi per motivi elettorali. Per i repubblicani, invece, lo shutdown servirà a dimostrare la necessità di ridurre la spesa e tagliare i programmi “assistenzialisti” tanto cari all’opposizione. “Questo blocco – ha dichiarato il presidente – ci permetterà di eliminare un sacco di sprechi e programmi inutili”. Ma la contrapposizione è ormai totale: la Casa Bianca ha diffuso perfino un video manipolato con l’intelligenza artificiale per attaccare i leader democratici, segno di un conflitto politico che non conosce limiti. Il risultato è un Paese paralizzato, in cui centinaia di migliaia di lavoratori pubblici si trovano improvvisamente senza reddito, e milioni di cittadini senza servizi essenziali. Lo shutdown diventa così il simbolo di un’America divisa, sospesa tra la promessa di rinascita economica e il rischio di una crisi politica permanente.