La vera partita contro Putin si gioca sul fronte economico

Più che sui carri armati, il futuro della guerra in Ucraina si decide sulle debolezze russe

la vera partita contro putin si gioca sul fronte economico

Mentre il Cremlino punta a dimostrare che può combattere all’infinito, i numeri raccontano un’altra storia: la macchina bellica di Mosca poggia su basi economiche sempre più fragili

Da quasi tre anni la narrazione del Cremlino si fonda su un’idea semplice e rassicurante per il fronte interno: la Russia può sostenere una guerra lunga, più lunga della resistenza dell’Occidente e della stessa Ucraina. Eppure, se si guarda ai conti e non alla propaganda, emerge un quadro diverso: un’economia che spende a ritmo crescente per la difesa, vede rallentare la crescita e brucia riserve per tenere in piedi il fronte interno.??

Il nodo oggi non è solo quanto a lungo Kiev potrà resistere, ma quanto a lungo Mosca potrà permettersi di farle la guerra. Su questo terreno si innesta il dibattito europeo e atlantico sull’uso degli asset russi congelati – centinaia di miliardi immobilizzati nelle camere di compensazione del continente – come garanzia per nuovi finanziamenti all’Ucraina. Una scelta che andrebbe oltre il semplice sostegno militare: trasformerebbe un’eredità del 2022 in un flusso strutturale di risorse per armamenti, difesa aerea, droni, ricostruzione minima dello Stato ucraino.?

Parallelamente, la rete delle sanzioni dimostra di non essere un ferrovecchio simbolico, ma un dispositivo che, se reso più selettivo, può colpire i veri punti di vulnerabilità della “fortezza Russia”. Energia, tecnologia dual use, componenti industriali ad alta intensità di know-how – spesso importati tramite intermediari e partner compiacenti – sono il tallone d’Achille di un’economia che si proclama autarchica ma non lo è. Più questo flusso viene strozzato, più il costo politico interno di una guerra permanente cresce, anche dietro la facciata del consenso forzato.??

La posta in gioco, però, non riguarda solo la Russia. L’Occidente che decidesse davvero di usare fino in fondo la leva economica si troverebbe di fronte a un test di coerenza: mantenere nel tempo scelte impopolari, gestire le ricadute sul sistema finanziario, spiegare ai propri cittadini perché il destino di città lontane vale sanzioni, sacrifici e rischi di ritorsioni. È qui che la guerra in Ucraina diventa banco di prova della tenuta politica europea e atlantica: o il potere economico viene assunto esplicitamente come strumento di sicurezza, oppure le esitazioni apriranno spazio a una pace di logoramento, utile a Mosca e dannosa per chi, oggi, dice di volerla fermare.?