Una muraglia d’acqua, cresciuta in silenzio tra le montagne di Sumatra, ha spazzato via in pochi minuti un intero villaggio, trasformando la notte in un vortice di fango, lamiere e urla. Era il culmine di giorni di piogge torrenziali e di un raro ciclone tropicale che aveva gonfiato i fiumi oltre ogni soglia di sicurezza, mentre le sirene d’allarme arrivavano – dove arrivavano – sempre con un passo di ritardo. Quando l’onda ha rotto gli argini naturali del corso d’acqua, ha travolto case di legno e muratura, strappato alberi secolari, trascinato motociclette, camion e persone come fossero detriti indistinti.?
Nel villaggio non c’era il tempo tecnico per parlare di evacuazione ordinata: in molte abitazioni la gente ha avuto solo pochi secondi per decidere se correre verso la collina, arrampicarsi sul tetto o restare a proteggere i propri cari più fragili. Le luci si sono spente quasi subito, la corrente è saltata insieme alle linee telefoniche, e l’unico orientamento è rimasto il rombo dell’acqua che avanzava come un treno nella notte. All’alba, ciò che poche ore prima era un agglomerato di case, negozi, una scuola e una moschea era diventato un paesaggio livido di fango compatto, travi spezzate e automobili rovesciate, con i superstiti che scavavano a mani nude, in silenzio, alla ricerca di voci sotto le macerie.?
La valanga che ha inghiottito il villaggio non è un incidente isolato, ma il tassello più tragico di una catena di alluvioni e frane che ha colpito l’intera Sumatra, con centinaia di morti, decine di dispersi e decine di migliaia di sfollati distribuiti tra Nord Sumatra, Ovest Sumatra e Aceh. L’acqua ha divorato strade, ponti, risaie, linee elettriche, complicando i soccorsi e isolando comunità già marginali, mentre le autorità dichiaravano lo stato di emergenza e ammettevano la difficoltà di far arrivare aiuti e mezzi pesanti nelle zone più colpite.?
Dietro la cronaca di una notte di paura si intravede una frattura più profonda: quella tra l’intensità crescente degli eventi climatici estremi e la fragilità delle comunità che abitano le pendici delle montagne, spesso prive di sistemi di allerta efficaci, di pianificazione del territorio, di argini e opere di protezione adeguate. La valanga d’acqua di Sumatra racconta anche questo: non solo la potenza devastante della natura, ma l’asimmetria di un mondo in cui i costi della crisi climatica ricadono sempre sugli stessi, su villaggi lontani che diventano visibili solo quando vengono cancellati da una mappa.?
