La sospensione parziale delle attività governative negli Stati Uniti sta colpendo duramente il Bureau of Political-Military Affairs, l’agenzia che coordina le vendite militari verso l’estero. Solo un quarto del personale è rimasto in servizio, rallentando o congelando centinaia di pratiche di esportazione. Tra queste figurano i contratti di vendita e trasferimento di sistemi Aegis, missili AMRAAM, munizioni per HIMARS e droni tattici destinati a Polonia, Danimarca, Croazia e, indirettamente, all’Ucraina.
Kiev tra preoccupazione e attesa
Il governo ucraino ha espresso forte preoccupazione per il ritardo, stimato in diverse settimane, che potrebbe incidere sulla capacità difensiva del Paese nel periodo invernale. Nelle ultime settimane le forze russe hanno aumentato la pressione lungo l’asse orientale e sul fronte sud, mentre il fabbisogno di sistemi antiaerei e munizioni resta elevato. Il ritardo statunitense arriva in un momento delicato, con l’Europa che fatica a colmare il divario produttivo nel settore della difesa. Il blocco delle forniture pesa anche sulla credibilità internazionale degli Stati Uniti come leader della coalizione occidentale. Washington si trova a gestire una crisi interna che rischia di minare il messaggio di continuità nel sostegno a Kiev. Gli alleati europei, pur ribadendo l’impegno politico, non dispongono al momento
