La legge richiede che il Dipartimento di Giustizia renda disponibili al pubblico tutti i documenti non classificati relativi alle investigazioni e al procedimento contro Epstein. Tali documenti devono includere comunicazioni, materiali d’indagine e ogni documento in possesso dell’ente statale che non sia coperto da segreto legale. In alcuni casi è ammessa la ritenzione di materiali che possano compromettere indagini in corso o la privacy delle vittime. La votazione ha registrato 427 deputati che hanno detto sì e un solo deputato che ha votato no. Il voto negativo è stato espresso dal deputato Clay Higgins (R-Louisiana). Higgins ha dichiarato che la legge, così come formulata, «scarta 250 anni di procedura penale» e potrebbe “ferire” persone innocenti come testimoni o familiari.
Reazioni e sviluppo
La misura ha colto di sorpresa anche la leadership repubblicana: pur essendoci stata resistenza iniziale, un gruppo di deputati ha costretto la messa in votazione mediante una petition di scarico (“discharge petition”). Il Senato ha accordato il suo via libera con procedura per consenso unanime nelle ore successive all’approvazione della Camera. Il presidente Donald Trump aveva in precedenza opposto contrasto alla divulgazione, ma nelle ultime ore prima del voto ha annunciato che firmerà la legge se arriverà alla sua scrivania.
Impatti e questioni aperte
Questa legge segna una svolta significativa sul piano della trasparenza nei confronti di uno dei casi più controversi degli ultimi anni. Permane però l’interrogativo su come verrà gestita concretamente la protezione delle vittime, dei testimoni e delle persone citate nei documenti ma non imputate. Inoltre resta da vedere se e come il Dipartimento di Giustizia riuscirà a rendere effettiva la pubblicazione entro i tempi e nelle modalità richieste. La pressione dell’opinione pubblica e delle associazioni delle vittime ha giocato un ruolo centrale nel far superare le reticenze politiche. L’approvazione della legge con risultato 427 a 1 rappresenta un momento epocale: nessuna parte del Parlamento ha scelto di opporsi all’unanimità, segno del consenso trasversale sulla necessità di fare chiarezza. La palla ora passa al Senato e al presidente, ma l’azione legislativa riflette una forte volontà di accountability: resta solo da verificare se e come le promesse di trasparenza si tradurranno in fatti concreti.
