Nuovi colloqui nucleari tra Iran ed Europa, si riapre il fronte diplomatico

Il primo vertice dopo il cessate il fuoco con Israele si terrà venerdì in Turchia

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Al centro della discussione la revoca delle sanzioni e la natura pacifica del programma atomico iraniano. Restano alte le tensioni dopo i bombardamenti statunitensi di giugno e le accuse reciproche tra Teheran e le potenze occidentali

Ritorno alla diplomazia dopo la guerra di giugno. L’Iran ha annunciato la ripresa dei colloqui con le potenze europee sul proprio programma nucleare. L’incontro, previsto per venerdì 25 luglio a Istanbul, rappresenta il primo momento di confronto ufficiale dopo il devastante conflitto armato di giugno tra Israele e la Repubblica Islamica, che ha causato oltre mille vittime in Iran e provocato anche raid statunitensi contro siti nucleari. Al tavolo siederanno i rappresentanti di Iran, Francia, Germania e Regno Unito, oltre all’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Kaja Kallas.

Focus sui temi: sanzioni e arricchimento dell’uranio

Come confermato dal portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, l’incontro si concentrerà su due punti chiave: la rimozione delle sanzioni economiche e il riconoscimento del programma nucleare iraniano come pacifico. Il colloquio avverrà a livello di vice ministri, in continuità con una precedente sessione già svolta in maggio, anch’essa ospitata dalla Turchia. L’Unione europea e le tre potenze del cosiddetto “E3” premono per una soluzione diplomatica, ma minacciano anche il ricorso al meccanismo dello “snapback” previsto dal trattato del 2015, che consentirebbe il ripristino automatico delle sanzioni in caso di violazione.

Tensioni con l’Europa e accuse incrociate

L’atteggiamento europeo viene però giudicato ipocrita da Teheran. In una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha accusato Regno Unito, Francia e Germania di non avere alcuna legittimità politica o giuridica per invocare lo “snapback”, denunciando il loro fallimento nell’adempiere agli impegni previsti dal trattato del 2015. Araghchi ha inoltre criticato il supporto “politico e materiale” fornito dai tre Paesi europei all’“aggressione militare illegale” condotta da Israele e dagli Stati Uniti.

Un equilibrio fragile, ma ancora possibile

L’accordo nucleare del 2015 — noto anche come JCPOA — aveva imposto limiti rigorosi alle attività nucleari dell’Iran in cambio della rimozione delle sanzioni internazionali. Ma tutto è cambiato nel 2018, con il ritiro unilaterale degli Stati Uniti per decisione dell’allora presidente Trump. Da allora, Teheran ha progressivamente intensificato l’arricchimento dell’uranio fino al 60%, un livello vicino alla soglia per uso militare (90%). Nonostante ciò, l’Iran continua a ribadire che il proprio programma ha esclusivamente finalità civili.

Ultima occasione prima di agosto

Secondo Berlino, se non si giungerà a una soluzione diplomatica entro la fine di agosto, il ricorso allo “snapback” sarà inevitabile. “Iran non deve mai ottenere l’arma nucleare”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri tedesco Martin Giese. Intanto, la comunità internazionale osserva con attenzione l’evolversi delle trattative. In un Medio Oriente già attraversato da profonde instabilità, la riapertura di un canale negoziale tra Teheran e l’Europa rappresenta un segnale di speranza, ma anche un’ultima prova per evitare il tracollo definitivo del patto nucleare.