Moldavia, la scelta tra libertà e sudditanza che illumina l’Europa

Stretto tra l’Unione Europea e l’ombra del Cremlino è chiamato a decidere il proprio futuro

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Le elezioni in Moldavia non sono un dettaglio periferico, ma il riflesso di una battaglia che riguarda Europa e Russia. In campo, i nostalgici del passato sovietico e chi, guidato da Maia, sogna un destino europeo

Ci sono Paesi che, per dimensioni e peso economico, sembrano destinati a restare ai margini della storia. Eppure, in certi momenti, la geografia politica li trasforma in fari. È il caso della Moldavia, che oggi si reca alle urne con un compito che va ben oltre la scelta di un Parlamento: decidere se custodire la fragile fiammella della democrazia o spegnerla consegnandosi all’abbraccio soffocante di Mosca. Da un lato c’è l’Europa, incarnata dalla presidente Maia Sandu e dal suo partito, che hanno fatto della prospettiva europea un progetto concreto e non solo una bandiera. L’adesione all’Unione non è più un sogno remoto ma una meta possibile, a patto di resistere alle pressioni e consolidare istituzioni che garantiscano trasparenza e stato di diritto. Dall’altro lato, si agitano i fantasmi del passato: partiti che richiamano l’eredità sovietica, leader come Igor Dodon e movimenti sostenuti dall’oligarca latitante Ilan Shor, pronti a promettere stabilità e ritorno all’“ordine” sotto l’egida del Cremlino. Sono forze che parlano alla nostalgia di chi vede nell’Urss perduta un rifugio sicuro, ma in realtà offrono soltanto dipendenza e sottomissione.

È un confronto aspro, che trascende i confini di Chisinau. L’Europa sa bene che in Moldavia si gioca una partita cruciale: dimostrare che anche una piccola nazione può scegliere la libertà, senza piegarsi alle minacce e alle campagne di disinformazione orchestrate da Mosca. E la Russia, a sua volta, sa che una Moldavia europeista rappresenterebbe un altro tassello sottratto alla sua orbita, un precedente pericoloso per il suo disegno imperiale. Non si tratta, dunque, di un voto provinciale. È la replica di una sfida che attraversa l’intero continente: libertà o autoritarismo, sovranità popolare o vassallaggio. I cittadini moldavi, con le loro schede, non decidono soltanto per sé: ci ricordano che la democrazia è fragile e che, in certi momenti, difenderla richiede coraggio. La Moldavia è oggi una frontiera viva. Non possiamo restare neutrali. È nostro dovere guardare a quei giovani che riempiono le piazze di Chisinau e alla diaspora che sostiene da lontano il cammino europeo, e dire chiaramente da che parte stiamo. Noi stiamo con loro, con chi sogna un Paese libero, capace di alzare lo sguardo verso Bruxelles e non di abbassarlo verso Mosca. Perché quella piccola fiammella che resiste in Moldavia è, in realtà, la stessa che illumina la speranza di un’Europa intera.