Donald Trump, che in passato aveva coniato l’epiteto “Sleepy Joe” per ironizzare sull’età di Joe Biden, si trova ora al centro delle stesse accuse. Durante i comizi in Florida e Pennsylvania, il presidente è apparso affaticato, a tratti disorientato, confondendo nomi di leader internazionali e alternando dichiarazioni contraddittorie sul conflitto russo-ucraino. Immagini e registrazioni diffuse dai principali network americani mostrano un tono di voce meno energico e pause sempre più frequenti, segno – secondo alcuni commentatori – di un possibile calo cognitivo. La Casa Bianca ha respinto con decisione ogni illazione, parlando di “campagna di disinformazione orchestrata dall’opposizione”. Tuttavia, diversi analisti di politica estera sottolineano come la percezione di un Trump stanco o in declino possa indebolire la posizione internazionale degli Stati Uniti. Anche sui social media, l’espressione “Dozy Trump” – giocando in antitesi con “Sleepy Joe” – è diventata virale, riflettendo un clima di crescente incertezza.
L’ombra del Cremlino
Secondo fonti diplomatiche occidentali, Vladimir Putin starebbe osservando con attenzione la fase di stanchezza politica e personale del presidente americano. L’obiettivo di Mosca sarebbe sfruttare eventuali indecisioni di Washington per consolidare i successi militari in Ucraina e ridurre la capacità negoziale degli Stati Uniti. Un leader americano percepito come debole, spiegano gli esperti, rappresenterebbe per il Cremlino un vantaggio strategico nella guerra d’usura che si combatte ormai da oltre tre anni. La possibile crisi di leadership a Washington non riguarda solo la politica interna statunitense. L’Unione Europea teme che un rallentamento decisionale americano possa compromettere la stabilità del fronte occidentale a sostegno di Kiev, già messo alla prova dallo shutdown e dal ritardo nella consegna degli aiuti militari. In questo quadro, la debolezza o l’imprevedibilità del presidente Usa potrebbe tradursi in una minore coesione transatlantica, offrendo a Mosca nuove opportunità diplomatiche.
Il peso dell’immagine
Per un uomo che ha costruito la propria fortuna politica sulla forza e sull’energia, l’accusa di “stanchezza mentale” rappresenta un colpo simbolico profondo. Trump ha sempre rifiutato qualsiasi valutazione clinica pubblica, preferendo mostrarsi in piena attività sui media e sui social. Ma la sua immagine di infaticabile uomo d’azione sembra oggi incrinarsi. Se davvero la fatica dovesse prevalere sulla determinazione, a trarne vantaggio – dicono molti osservatori – non sarebbe solo la Russia, ma anche i suoi avversari interni, pronti a mettere in discussione la sua capacità di guidare la nazione.
