Il Brasile, paese simbolo delle grandi sfide ambientali, ha voluto che la conferenza si svolgesse nel cuore dell’Amazzonia, per richiamare l’attenzione mondiale sulla tutela delle foreste, considerate il principale argine naturale al cambiamento climatico. Belém, affacciata sul Rio delle Amazzoni, accoglie capi di Stato, scienziati, attivisti e rappresentanti di imprese e associazioni. La conferenza punta a ottenere nuovi impegni vincolanti nella riduzione delle emissioni e a rafforzare il sostegno economico ai paesi più vulnerabili. La presidenza brasiliana ha proposto la creazione di un fondo permanente per la salvaguardia delle foreste tropicali e un piano di transizione energetica condiviso tra i paesi del Sud globale. Tuttavia, la lentezza con cui gli Stati aggiornano i propri programmi nazionali rischia di compromettere gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi. Durante la giornata inaugurale, il presidente della COP ha denunciato il calo di entusiasmo dei paesi più ricchi nella lotta al riscaldamento globale. Le nazioni in via di sviluppo chiedono maggiore equità, ricordando che la maggior parte delle emissioni storiche è stata prodotta dalle economie industrializzate. Il dibattito sulla “giustizia climatica” torna così al centro della scena, con richieste di finanziamenti e tecnologie per sostenere la transizione verde.
La sfida della finanza verde
Uno dei temi cruciali è la mobilitazione di risorse per affrontare i costi dell’adattamento climatico. Il nuovo obiettivo è raccogliere 1.300 miliardi di dollari entro il 2035. Ma i fondi promessi in passato non sono stati ancora interamente erogati e molti paesi temono che anche questa volta gli impegni restino sulla carta. Le grandi istituzioni finanziarie internazionali studiano meccanismi innovativi di credito e partnership pubblico-private per accelerare i progetti di riduzione delle emissioni. I prossimi giorni saranno decisivi per capire se la COP30 potrà produrre un accordo capace di rilanciare la fiducia nella cooperazione climatica. Il documento finale dovrebbe includere una roadmap per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili e nuove regole per la tutela delle foreste. Resta però la consapevolezza che, senza un cambio di passo nei prossimi cinque anni, il limite di 1,5 gradi sarà superato già entro il 2033.
