A tre anni dalla tragica scomparsa di Francesco Pio Maimone, il giovane pizzaiolo di diciotto anni ucciso per errore nella movida di Mergellina, la città di Napoli si è fermata per ricordarlo. Questa mattina, sul lungomare di via Caracciolo, al Molo Luise, è stata scoperta una targa commemorativa in suo onore. All’iniziativa hanno partecipato familiari, amici, cittadini e rappresentanti delle istituzioni, uniti nel ricordo di un ragazzo il cui sogno era lavorare nella ristorazione.
L’appello del padre: “Lasciate le armi e godetevi la vita”
Durante la cerimonia, Antonio Maimone, padre di Francesco Pio, ha rivolto un accorato appello ai giovani della città: “Depositate le armi e godetevi la vita e la libertà”. Il giovane era completamente estraneo alla rissa durante la quale fu ucciso, la notte tra il 19 e il 20 marzo 2023. La famiglia ha sottolineato come questa targa rappresenti non solo un ricordo, ma anche un monito per prevenire ulteriori tragedie tra i giovani di Napoli.
Istituzioni e comunità unite nel ricordo
Alla cerimonia erano presenti il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il prefetto Michele di Bari, l’assessore alle Politiche giovanili Chiara Marciani, il parlamentare Francesco Emilio Borrelli e i vertici delle forze dell’ordine. Il prefetto Michele di Bari ha definito Francesco Pio un “martire”, sottolineando come il ricordo del ragazzo diventi un’eredità morale e un invito alla responsabilità sociale e alla legalità.
Una targa che diventa simbolo di speranza
Per la famiglia e per la città, la targa commemorativa non è solo memoria. Come ha affermato la madre di Francesco Pio, Concetta Maimone, essa rappresenta un invito ai giovani a proseguire la propria vita senza violenza e a valorizzare i propri sogni. Il ricordo di Francesco Pio diventa così simbolo di giustizia, legalità e speranza per le nuove generazioni.
La cerimonia al Molo Luise non è solo un momento di raccoglimento, ma un segnale concreto di impegno civico. Napoli ricorda Francesco Pio Maimone non come una vittima, ma come esempio di come la comunità possa trasformare il dolore in forza educativa, sensibilizzando i giovani contro la violenza e offrendo loro alternative positive per il futuro.
