Carla, bruciata incinta. «Dalla difesa proposta indecente»

Il Pg: darle fuoco fu tentato omicidio, assurdo parlare di gravi lesioni

È stata una requisitoria molto dura quella tenuta ieri dal pg Stefania Buda al processo d’appello per l’aggressione col fuoco a Carla Caiazzo, avvenuta a Pozzuoli il primo febbraio 2016.

Pozzuoli.  

 

di Simonetta Ieppariello

 

Darle fuoco fu tentanto omicidio, assurdo parlare di gravi lesioni. EPaolo Pietropaolo non merita sconti di pena perché ha commesso un reato «di inaudita gravità». Per lui, anzi, invece dei 18 anni inflitti dal gup, sarebbe stato giusto applicare il massimo della pena in abbreviato: 20 anni. E la richiesta della difesa di derubricare il reato da tentativo di omicidio a lesioni gravissime è «una proposta indecente».

È il momento più teso della requisitoria a carico dell'uomo che diede fuoco al viso della sua ex compagna. Niente sconti da parte della Procura generale, che nel giro di una ventina di minuti ha risposto ai motivi di appello presentati in questi mesi dalla difesa di Paolo Pietropaolo.

Il pg ha chiesto la conferma della condanna emessa un anno fa in primo grado a 18 anni a carico dell'uomo che ha gettato benzina sul corpo della sua ex all'ottavo mese di gravidanza, la donna che portava in grembo la figlia miracolosamente uscita indenne da questa storia.

Il difensore di Pietropaolo, avvocato Gennaro Razzino, aveva depositato nei giorni scorsi una richiesta di pena concordata: 14 anni.

Insomma un computo nuovo della somma degli anni per ciascuno dei reati e delle aggravanti riconosciute dal gup. 

La richiesta di «sconto» della difesa è stata respinta in modo deciso dal pg.

Nell’aula 315 di Palazzo di giustizia non c’era Carla, come aveva già fatto sapere il suo avvocato, Maurizio Zuccaro. C’erano invece Pietropaolo e alcuni suoi familiari, tra cui la madre. I due avvocati discuteranno nell’udienza del prossimo 28 novembre, giorno in cui sarà anche emessa la sentenza. La sentenza dovrebbe confermare i 18 anni. La difesa farà dunque ricorso in cassazione. 

LA STORIA. Carla Caiazzo era incinta all’ottavo mese quando il suo ex compagno le chiese di incontrarla con il pretesto di darle un regalo per la bimba che stava per nascere. Il loro era un rapporto teso e pieno di liti ormai da anni. Nel corso di quell’incontro le versò addosso del liquido infiammabile e le diede fuoco: «E ora vai, vatti a divertire, sorridi ancora» le disse, come la stessa Carla ha raccontato.

Proprio quella frase, secondo la difesa di Pietropaolo, avrebbe attestato il non voler uccidere dell'uomo. Una tesi seccamente rifiutata dal pg.

Mentre il suo ex si allontanò in auto, per poi essere rintracciato dai carabinieri nel basso Lazio, Carla Caiazzo fu soccorsa da una guardia giurata, che spense le fiamme. Fu fatta partorire subito. La bimba venne salvata e sta bene. Lei tra dolorosi interventi chirurgici e tanta forza si è rifatta una vita.