Fico: «Non posso vivere in una città dove si spara»

Il presidente della Camera a Vico Equense parla e ricorda Siani e riflette sulla camorra e giovani

Vico Equense.  

 

 

di Simonetta Ieppariello

Darsi un termine, cinque anni, per sconfiggere definitivamente la battaglia contro le mafie e la criminalità organizzata. E' il monito del presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, intervenuto a Vico Equense, in provincia di Napoli, in occasione dell' intitolazione della piazza del Comune di Vico Equense al giornalista vittima di camorra Giancarlo Siani. L’area compresa tra piazza Mercato e corso Filangieri, dinanzi la nuova casa comunale, sarà dedicata al giornalista ucciso dalla camorra il 23 settembre dell’85. 

“Giancarlo Siani è stato ucciso nel 1985. Siamo nel 2018 e non abbiamo ancora debellato, distrutto, ucciso il fenomeno camorristico nella nostra città e nella nostra regione. Questo non è possibile, dobbiamo darci un tempo e dire che entro questo tempo la camorra deve essere soltanto un ricordo. Io non posso più vivere in una città dove si spara, dove ci sono gang che girano in moto e fanno le stese e magari un cittadino innocente ci rimane sotto. Questo è assolutamente inaccettabile, o tutto lo Stato, le forze politiche, si mettono a contrastare il fenomeno al cento per cento, dandosi anche un tempo, dicendo che in cinque anni questo fenomeno sarà debellato, oppure non saremo mai una nazione libera ne’ una città libera”. 

Di qui la necessita' - auspicata da Fico - di darsi un termine di cinque anni da accompagnare "con un piano Marshall per le periferie e la scuole, e nuove risorse da destinare alla cultura". "Insieme - ha concluso Fico - e nel ricordo di chi come Giancarlo Siani ha combattuto contro la criminalita' - ce la possiamo fare".

Serve dunque, secondo Fico, un piano solido, strutturato. "E parlo di istruzione, di formazione, di scuole, investimenti in cultura, in biblioteche, in cinema, assistenti sociali, nuova formazione nei cittadini che partecipano alla vita pubblica dei Paese. Parlo di un’altra società che deve crescere, si deve trasformare, e deve abbattere la camorra”.

Sempre più giovani le nuove leve e scatenate, pronte a tutto per affermare il proprio potere. “I ragazzi sono giovani, ma sono mandati da una camorra adulta.  Le gang giovanili sono mandate avanti da chi fa traffico di stupefacenti, dai grandi cartelli criminali, quello è solo un fenomeno che vediamo vicino a noi perché è pericoloso, dietro c’è una rete molto più grande e molto più profonda"