Carabiniere ucciso. La famiglia di Elder: «Fuori la verità»

Parlano i parenti di uno degli americani accusati dell'omicidio di Cerciello Rega

Somma Vesuviana.  

La verità sulla morte di Mario Cerciello Rega non è stata ancora del tutto scritta, svelata. Lo dice e dichiara la famiglia di Finnegan Lee Elder, uno dei giovani accusati dell'omicidio del vice brigadiere. Da San Francisco i familiari attraverso l'avvocato Craig Peters, hanno letto un comunicato auspicando che "la verità venga fuori" e e che "nostro figlio torni presto a casa". Una nota per fare il punto sulle indagini, che a detta dei parenti di uno degli accusati, non avrebbe ancora svelato a pieno la sequenza e verità dei fatti.

"Abbiamo l'impressione che l'opinione pubblica abbia avuto un resoconto incompleto della verità degli eventi", ha letto l'avvocato.

Gli investigatori hanno riferito che il giovane ha confessato l'accoltellamento avvenuto durante una rissa. Secondo quanto risulta da documenti del tribunale, Elder ha detto di aver creduto che uno "strano uomo" volesse strangolarlo, e di non sapere che Cerciello fosse un carabiniere in borghese.

La famiglia esprime anche le sue condoglianze per la morte del militare: "Continuiamo ad avere questa famiglia nei nostri pensieri e preghiamo per loro in questo difficile momento", ha aggiunto il legale.E i due americani accusati secondo l’impianto accusatorio potrebbero rimanere in carcere per tutta l’estate in attesa della conclusione delle indagini difensive.

Gli accertamenti vanno avanti e riguardano anche i tabulati e i contatti tra i due ragazzi e Sergio Brugiatelli prima dell’incontro in via Cossa, dove si è consumato il delitto. Una di quelle conversazioni, secondo Andrea Varriale, che prestava servizio insieme a Cerciello Rega è stata registrata dagli stessi carabinieri. Ma quella notte ci sarebbero stati anche altri telefonate. Intanto Brugiatelli, il mediatore, che la notte tra il 25 e il 26 luglio aveva messo in contatto i ragazzi con il pusher, che li ha truffati vendendogli aspirina, rischia l’accusa di favoreggiamento. Indicando due nordafricani come responsabili del furto avrebbe di fatto aiutato i due responsabili del delitto.