Calcio a bimbo immigrato, è stato fratello di pentito camorra

Le indagini della Polizia hanno condotto alla coppia. La madre: Pensavo fosse morto"

Gli autori dell’aggressione sarebbero T.D di 22 anni e M.V. di 24 e sono stati denunciati per lesioni personali aggravate. A sferrare il calcio è stato il fratello di un pentito di camorra di Napoli che si trovava in un luogo protetto del Cosentino

Napoli.  

Il fatto è accaduto a Cosenza e la vittima è un bimbo di tre anni di origine marocchina che aveva avuto l'"ardire" di avvicinarsi a una neonata in carrozzina per giocare. Prima la madre ha aggredito il bambino poi il pade gli ha sferrato un calcio nella pancia. Secondo testimoni il bimbo avrebbe fatto un salto di due metri accasciandosi a terra prima di essere soccorso e trasportato in ospedale. L'epiosdio ha avuto un grande clamore mediatico suscitando sdegno e vergogna sui social, migliaia gli attestati di solidarietà. Dopo le indagini della polizia, il racconto dei testimoni e la visione dei filmati, gli agenti della Questura di Cosenza sono riusciti a individuare la coppia.

Gli autori dell’aggressione sarebbero T.D di 22 anni e M.V. di 24 e sono stati denunciati per lesioni personali aggravate. A sferrare il calcio è stato il fratello di un pentito di camorra di Napoli che si trovava in un luogo protetto del Cosentino.

«I miei figli hanno visto quell’uomo vicino alla Questura e mi hanno detto che era quello che li aveva aggrediti. L’ho affrontato e gli ho chiesto: perché? Lui ha detto di non sapere che cosa volevo e stava andandosene per cui sono corsa ad avvertire i poliziotti». A raccontarlo è la madre del bambino di 3 anni di origini marocchine, colpito con un calcio. Gli agenti della sezione volanti della Questura di Cosenza lo avevano già identificato, ma un’ulteriore conferma è venuta proprio dai fratellini del bimbo, che hanno 14 e 10 anni. «Ero dal medico - ricorda la donna - ed ho mandato i bimbi ad aspettarmi giù e poi ho sentito le urla di mio figlio più piccolo. Sono corsa a vedere cosa fosse successo e sono stati minuti di paura, pensavo fosse morto, ma non riuscivo a capire nulla. Devo ringraziare chi ha soccorso mio figlio e chi ha fermato quell’uomo. Siamo qui dal 2003 e non mi era mai capitata una cosa del genere».