Roberto Fiore, segretario di Forza Nuova, è tra i 40 imputati nel processo per gli scontri del 22 ottobre 2020 a Napoli, durante le proteste anti-lockdown. In una lettera aperta al Procuratore Nicola Gratteri, Fiore accusa la magistratura di aver costruito un "processo viziato" basato su un semplice comunicato politico a sostegno delle gravissime imputazioni: dall’associazione mafiosa all’eversione.
Il processo parte a Napoli in Corte di Assise, e riporta alla luce una delle pagine più turbolente della pandemia: quella giornata di ottobre in cui centinaia di manifestanti sfondarono i cordoni della polizia davanti alla Regione Campania, lanciando petardi e bombe carta, mentre le forze dell’ordine rispondevano con i lacrimogeni.
Fiore sostiene di essere accusato ingiustamente: «Mi sono limitato a schierarmi con il popolo napoletano, senza incitare alla violenza».
Invece secondo la Procura Fiore è tra gli organizzatori insieme ad altri 39 napoletani. «Un’inquietante escalation accusatoria», la definisce Fiore, secondo cui il procedimento assume i contorni della «repressione politica». Il riferimento è alla durezza delle accuse – aggravate dal contesto di presunta eversione – e alla mancanza, a suo dire, di elementi concreti.
Gratteri, simbolo della lotta alla criminalità organizzata, si trova così al centro delle critiche di Fiore, che lo invita a «riflettere sulla defaillance della giustizia» provando a spostare l'asse del processo sul piano ideologico.
