NAPOLI – È un giallo ancora da risolvere quanto accaduto a Forcella, nel cuore di Napoli, dove un uomo di 59 anni, Ciro Rapuano, è stato trovato morto nel suo letto, e la moglie, Luciana Salemme, è stata arrestata con l’accusa di omicidio. Tutto sarebbe scaturito da una lite per un acquisto non concordato. Ma quanto è accaduto la notte tra mercoledi e giovedi al quarto piano di via Sant’Arcangelo a Baiano, dove Lucia ha ucciso il marito con dieci coltellate, non è ancora del tutto chiaro agli inquirenti.
La donna, ferita a un braccio, è stata arrestata per omicidio volontario non premeditato nonostante sostenga di aver agito per legittima difesa dopo essere stata aggredita. Una ricostruzione piena di punti oscuri che gli investigatori stanno ora cercando di dipanare.
La telefonata disperata e la scena del crimine
Tutto è cominciato con una chiamata disperata al 113 intorno alle 2 di notte. “Correte, mio marito mi ha accoltellato”, la voce alterata di Lucia Salemme che squarcia il silenzio della notte. Gli agenti, accorsi sul posto, si sono trovati di fronte a una scena raccapricciante: una camera da letto insanguinata, il corpo senza vita di Ciro Rapuano sul letto – con i piedi penzolanti a terra – e accanto la moglie ferita, la figlia trentenne e una nipotina di 7 anni, tutte in stato di shock. Lucia, con un profondo taglio al braccio destro suturato poi con 30 punti, ha iniziato da subito a raccontare la sua verità: è stata aggredita, si è solo difesa.
La versione di lei: legittima difesa dopo anni di angherie
La dinamica ricostruita dalla donna è lineare. La lite è scoppiata in cucina per una spesa fatta senza consultarlo. Litigio acceso, trasferimento in camera da letto, dove l’uomo l’avrebbe prima colpita al braccio con un coltello e poi, sempre secondo Lucia, avrebbe fatto per prendere un secondo coltello nascosto sotto il cuscino. A quel punto, lei sarebbe riuscita ad afferrarlo per prima e lo avrebbe colpito ripetutamente, in quello che descrive come un raptus di autodifesa.
“Mi sento libera. Dopo aver subito tante angherie ero già in gabbia”, ha dichiarato in questura, suggerendo una lunga storia di violenze domestiche mai denunciate. Una versione che trova un parziale conforto nella testimonianza della figlia, che ha confermando i continui litigi in casa.
I dubbi degli investigatori: le 10 coltellate e la posizione del corpo
È proprio sulla reazione della donna che la Procura, coordinata dalla sezione “Fasce deboli” e dalla pm Giuliana Giuliano, nutre forti perplessità. Il numero elevatissimo di coltellate – dieci, tra torace e schiena – appare sproporzionato per una semplice difesa e fa pensare a una furia omicida. Un altro dettaglio chiave che smonta la ricostruzione di Lucia è la posizione del corpo: i piedi di Ciro a terra suggeriscono che non fosse sdraiato sul letto, ma probabilmente in piedi o seduto, mettendo in dubbio che l’aggressione sia avvenuta nel modo descritto. Due i coltelli sequestrati dalla Scientifica. Per ora è esclusa la premeditazione, ma il caso è tutto da dimostrare.
La verità tra le due versioni opposte – quella di una donna vittima che reagisce e quella di un omicidio in preda all’ira – passerà attraverso l’autopsia, l’analisi della chiamata al 113 e i prossimi interrogatori. Un altro dramma della violenza domestica che si trasforma in un giallo giudiziario, mentre un intero quartiere si interroga su cosa sia realmente successo tra quelle mura.
