Arrestati (senza reato) 180 tifosi del Napoli: ad Eindhoven ecco la pre-crimine

Prima di vedere un petardo, la polizia olandese li ha bloccati come nel romanzo Minority Report

arrestati senza reato 180 tifosi del napoli ad eindhoven ecco la pre crimine

La polizia aveva classificato la trasferta come “high risk” e ha attivato misure di sicurezza preventive. Stasera il Napoli affronta il PSV?Eindhoven in Champions League

Napoli.  

Eccoci nel futuro: prima ancora che accada qualcosa, vieni “arrestato” (o perlomeno fermato) perché la tua presenza in un certo luogo in una certa situazione è stata giudicata “ad alto rischio”. Benvenuti nella versione calcistica di Minority Report. Le autorità olandesi hanno stanziato controlli rigidi ad Eindhoven: zona intorno allo stadio dichiarata “area a rischio” dalla serata precedente, ricerche su persone sospette, misure preventive.
Così, mentre i tifosi del Napoli si preparavano alla trasferta, la polizia li stava già aspettando. Non per punire uno scontro esploso – nessuno scontro ufficialmente rilevato –, ma per intervenire nel “prima” dello scontro. Il che solleva una domanda: quando la prevenzione diventa anticipazione del reato?

Il calcio europeo: trasferta o assalto anticipato?

Di sicuro, affrontare una trasferta europea oggi significa più che tifare una squadra: significa essere etichettati come “potenziale problema”. Le autorità olandesi avevano infatti segnalato possibili arrivi da altre tifoserie italiane, definendo quindi l’evento come “alto rischio”.
Ecco che il tifoso diventa potenziale criminale semplicemente per il fatto di acquistare un biglietto e presentarsi in città. Il risultato? Le misure restrittive attive già dalle 17 della sera precedente fino alle 3 del giorno dopo, nelle aree accessorie allo stadio. La domanda: chi nega che un tifoso del Napoli – vino, cori, bandierine – potesse diventare “ribelle”? Nessuno. Ma fermarlo prima? Ecco il salto quantico.

Libertà, tifosi e sorveglianza preventiva

Se la polizia ha il compito di garantire la sicurezza, è anche vero che ogni cittadino – e ogni tifoso – ha diritto di circolare senza essere trattato come se fosse automaticamente un “flagello in potenza”. L’intervento preventivo in massa (180 fermati) sembra più un “mea culpa anticipato” degli organi di sicurezza che una risposta a fatti concreti. Dopo tutto, non è stato registrato un disordine tale da giustificare 180 fermi. La realtà riportata è che vengono attivate misure su base valutazione del rischio. Un modello che pone il tifoso in una condizione di sospetto permanente: “Se osi venire qui, sarai sorvegliato. Se arrivi con certe condizioni, verrai fermato”.
Pur comprendendo la complessità della sicurezza in trasferta europea, appare però che il principio sia stato rovesciato: la libertà è condizionata all’assenza di sospetto preventivo, non di azione compiuta.

E la partita?

Mentre tutto ciò accade, la squadra – il Napoli – è chiamata a guardare il campo, a scendere in campo contro il PSV con tutto il peso di una trasferta europea. Ma accanto al pallone, oggi ci sono anche autobus, varchi, controlli, liste, area “a rischio”. Il calcio diventa più logisticamente militare che sport di squadra.
Nel frattempo l’Inter, dall’altra parte, affronta la trasferta in Belgio un po’ più morbida in termini di cronaca securitaria. Ma l’ombra della prevenzione preventiva è già diffusa: il tifoso è profilato, schedato, forse trattenuto.

Implicazioni e riflessioni amare

Questa misura preventiva solleva una riflessione seria: in nome della sicurezza, siamo disposti ad accettare che venga compromessa la presunzione di innocenza? Se la polizia può fermare una folla intera prima che accada qualcosa, quando finisce il “diritto” e comincia la “predizione”?
Certo, in contesti europei di trasferta è normale che sicurezza e ordine siano al primo posto. Ma quando la risposta è esclusivamente preventiva, senza evento-detonatore, rischiamo di trasformare il tifoso – che sarebbe parte del pubblico e della festa – in sospettato d’ufficio.
Ecco il paradosso: si ferma una folla per evitare un disordine che potrebbe avvenire, ma non c’è ancora stato. Il gesto del “fermiamo prima” può avere conseguenze altrettanto gravi del “interveniamo dopo”. Perché quel gusto della libertà (anche di esprimersi, di tifare, di essere immerso nella cultura del club) viene comprimato.

Segnali preoccupanti

La notte ad Eindhoven, con 180 tifosi del Napoli fermati prima di qualsiasi scontro concreto, più che un esempio di efficienza è un segnale di allarme. Il calcio, che dovrebbe essere festa e sfida sportiva, corre il rischio di diventare scenario di sorveglianza. Se il tifoso è preventivamente “profilato”, il problema non è solo chi andrà fuori controllo, ma la compressione della normalità.
In fondo, se il tribunale del futuro (come in Minority Report) decide di intervenire prima ancora che il corriere consegni il pacco bomba, noi tifosi restiamo nel limbo: abbiamo comprato il biglietto, ma qualcuno ha già deciso che potremmo detonare. E forse vale la pena chiedersi: siamo ancora liberi di tifare o siamo solo pezzi da controllare?