Salernitana, la cura Liverani: "Fame e orgoglio per riaccendere l'entusiasmo"

Il neo tecnico: "Serve quel pizzico di follia nel voler fare fatica, dobbiamo diventare squadra"

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Salerno.  

Più che sui moduli, proverà a lavorare sulla testa dei suoi calciatori per costruire quell'unità d'intenti necessaria per centrare l'impresa. Fabio Liverani nel giorno della sua presentazione da allenatore della Salernitana è stato molto chiaro. “Prendere gol o farne pochi non è questione di modulo ma è nella mentalità di avere la percezione del pericolo quando gli altri giocano e quando tu giochi nella metà campo avversaria. Serve quel pizzico di follia nel voler fare fatica. Oggi le partite si vincono per un calcio da fermo, un calcio d’angolo o per la volontà di riempire l’area avversaria e proteggere la tua”, ha detto il tecnico che questo pomeriggio ha diretto il suo primo allenamento.

“Mediamente io e il mio staff cerchiamo di avere un’idea su tutte le squadre quando siamo fermi. Ho visto la squadra, è evidente che ha avuto un po’ di cambiamenti col mercato di gennaio, non c’è tanto tempo ma la volontà di costruire qualcosa sì, partita dopo partita, senza scadenze a lungo termine o tabelle. I valori individuali sono medio alti ma ad oggi il collettivo ha espresso poco. Dobbiamo diventare squadra. Se ho accettato, a prescindere dalla storia con il direttore che mi emoziona, è perché credo si possa ambire ad avvicinare le squadre davanti a noi”.

Liverani ha firmato un contratto fino a giungo, aspetto che non considera un limite. “Quando uno subentra in un momento come febbraio o marzo, mettersi seduti in posizione di ultimo posto e parlare del futuro è difficile. Una società viene dal terzo allenatore e chi arriva non può mettersi a pensare al dopo, non avrebbe avuto senso e non sarebbe stato conveniente per nessuno. La società ha scelto Liverani per quello che è adesso, ci conosceremo, ci valuteremo. Avremo fatto la follia di salvarci? Allora ci sediamo e se c’è volontà non dovuta a un pezzo di carta potremo trovare accordo. Se retrocedessimo, pure possiamo parlare. Se pensiamo di separarci andrà bene lo stesso, sperando di aver fatto bene con la salvezza in tasca. Non ho mai giocato solo per un contratto, c’è tempo per il futuro”.

Fondamentale sarà anche l'apporto del pubblico che Liverani conta di riconquistare con cuore e determinazione. “In questa città è stato fatto un miracolo sportivo un paio d’anni fa. La tifoseria è stato valore aggiunto per arrivare a farlo. Chiedere qualcosa ai tifosi non è facile, siamo noi a dover dare qualcosa, atteggiamento, determinazione, fame di poter finire la partita stremati e con orgoglio. Se noi diamo qualcosa, la gente ricambierà con tantissimo”.

Molto dipenderà anche dal contributo che arriverà dai big presenti in rosa. “Candreva ha carisma tecnico, la squadra deve appoggiarsi e mettere in condizione i giocatori di qualità di potersi esprimere. A prescindere dal ruolo, lui e Dia sono elementi che un minimo di libertà e spazio in campo se lo trovano da soli, l’importante è che siano armonici con gli altri, altrimenti non siamo in grado di sostenerli. L’Inter porta i due attaccanti a difendere a 25 metri dalla porta, anche i nostri devono farlo e poi essere valore aggiunto quando dobbiamo far male agli avversari. Dobbiamo cercare, rimanendo equilibrati, di vincere le partite e mettere un po’ di offensività con attaccanti puri o trequartisti. Abbiamo esterni di gamba che arrivano sul fondo e quindi dobbiamo riempire l’area. Weissman, Dia, ce ne sono tanti, c’è Candreva, giocatori di qualità vanno portati vicini all’area per vincere. L’arrivo di Manolas non va certo presentato, insieme a Boateng, Fazio e agli altri che c’erano, anche se qualcuno si è infortunato e ci vorrà tempo, ci aiuteranno ad essere equilibrati. Non possiamo fare tante prove in vista dell’Inter. L’avversario è fortissimo, non abbiamo tempo, ogni partita è una possibilità per fare punti”.