Animalisti italiani in difesa di Liliana Segre

Pellicce, vivisezione, drammi da abolire con il confronto, impegno, rispetto: mai con la violenza

La lettera di solidarietà...

"La decisione di assegnare la scorta alla senatrice a vita ha scatenato numerose reazioni. Anche noi Animalisti Italiani siamo indignati verso quella minoranza “animalara” nazi-fascista che infanga  il vero animalismo.

Da anni ci impegniamo in difesa degli animali e contro ogni forma di discriminazione, intolleranza, prevaricazione e violenza sulle donne, sugli anziani, i gay, gli animali, gli immigrati. Perché animalismo è lotta allo specismo, al razzismo, al sessismo, alla discriminazione di genere.

Il Presidente Walter Caporale ha scritto una lettera a Liliana Segre per esprimere la sua solidarietà:
“Cara Liliana, ci uniamo a te e alla tua richiesta di abolire le parole di odio. Tu sai, meglio di chiunque altro, cosa succede quando dalle parole si passa ai fatti perché sulla tua pelle, e non su quella di chi si scaglia ingiustamente contro di te, è tatuato il numero 75.190!

Quando in Italia si aggredisce una donna che ha sofferto così tanto, che ha conosciuto il volto del male e vissuto l’inferno, di cosa possiamo più stupirci?

Oggi la società italiana è intrisa di odio, intolleranza, discriminazione contro le donne, gli animali, gli immigrati, i gay, i barboni. Io personalmente le ricevo spesso, in quanto animalista, gay, antirazzista. Nelle scorse settimane a Parma, durante il corteo pacifico contro la vivisezione dei macachi del Progetto Light-Up, causa degli insulti che ti hanno scagliato oggi alcuni pseudoanimalisti, anche io ed alcune animaliste, siamo stati minacciati da una minoranza nazi-animalista omofoba, sessista e razzista: irrisi e colpiti con lacrimogeni ed insulti  perché chiedevamo rispetto e tolleranza per gli animali ma anche per gli uomini.

Noi non ti condanniamo per una foto scattata con il ricercatore Tamietto coinvolto nella sperimentazione animale, perché non ti giudichiamo connivente né tantomeno ti crocifiggiamo perché negli anni ’60 (come tutte le donne dell’epoca) hai acquistato un terribile status symbol: la pelliccia. Su questi aspetti desideriamo solo inviarti il materiale informativo e scientifico sull’esistenza di strade alternative, nonviolente rispetto alla vivisezione su animali e che tutelino la vita in ogni forma e sul dolore ed il sangue che si nascondono dietro una pelliccia.

Ho dedicato la mia esistenza agli animali, ma anche al rispetto di tutti gli esseri viventi, qualunque sia il credo religioso, etnia, preferenza sessuale, colore della pelle. Auschwitz non è fuori di noi: è intorno e dentro a noi.

Vorrei concludere con le tue parole per comunicarti la vicinanza dell’Associazione Nazionale Animalisti Italiani in questo momento così delicato e difficile: “Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.”