Dieci anni fa gli incidenti a Pustarza: ferita mai rimarginata

Una pagina triste e nera quella di Savignano Irpino che difficilmente potrà essere dimenticata

Cortei, sit in, occupazioni, riunioni, manifestazioni, blocchi stradali ed altri gesti clamorosi non piegarono di un millimetro le autorità governative...

Savignano Irpino.  

 

di Gianni Vigoroso

Dieci anni fa gli incidenti a Pustarza. Una pagina triste e nera quella di Savignano Irpino che difficilmente potrà essere dimenticata dalle popolazioni della  Valle del Cervaro.

Un lungo, amaro e tormentato capitolo cominciato già nel 2004 con le prime lotte e ingiustizie allo scalo di Montaguto Panni, in località Ischia, ex fornace, luogo in cui si era immaginato in un primo momento, di impiantare una discarica.

Stato contro stesso, chi non ricorda, i sindaci trascinati nel fango a partire dal compianto Leonardo De Luca con le loro fasce tricolori durante la carica delle forze dell’ordine, come pure la consegna simbolica delle chiavi dei municipi al prefetto e dei certificati elettorali in segno di protesta contro la politica.

Una grande lotta di popolo che seguiva solo di qualche mese quella imponente di Ariano senza precedenti, contro Difesa Grande, unita alla forte determinazione della vicina Puglia entrata in soccorso in maniera decisa e massiccia. Ma è nel 2008, esattamente dieci anni fa, che la verde e invidiabile Pustarza, divenne in poco tempo suo malgrado, la sorella gemella di Difesa Grande, senza tener conto dell’aspetto paesaggistico, della presenza d’acqua nel sottosuolo e dell’esistenza a pochi metri in linea d’aria di un’altra bomba ecologica madre di tanti guai, mai bonificata.

Cortei, sit in, occupazioni, riunioni, manifestazioni, blocchi stradali ed altri gesti clamorosi non piegarono di un millimetro le autorità governative.

Le ruspe arrivarono senza tener conto di nulla e i vari funzionari di polizia intervenuti sul posto, dopo aver ricevuto ordini tassativi dall’alto, intimarono ai presenti di sgombrare quella striscia di asfalto, sciogliendo i blocchi. A terra finirono giovani ed anziani.

E’ una frase che rimbomba ancora oggi nella mente di era presente: “In nome della legge scioglietevi”. La discarica venne impiantata in barba ad ogni forma protesta.

Qui gli scontri furono molto accesi, tra feriti a colpi di manganellate, sangue, forti momenti di tensione lungo l’asse Savignano, Ariano e Grottaminarda e interminabili procedimenti giudiziari. Ma sotto questo aspetto almeno, grazie ad un’ottima attività difensiva la giustizia è stata giusta e non si è accanita contro chi manifestava per un solo e sacrosanto diritto, difendere quella terra, calpestata e offesa. Vi fu poi la definizione del capitolo espropri, arrivò una boccata di ossigeno dopo tanti veleni, ma nessun ristoro, potrà mai alleviare il dolore di Pustarza.

Oggi Difesa Grande è chiusa ma non è stata ancora bonificata, Pustarza invece continua a ricevere i rifiuti tritovagliati della sola provincia di Avellino, con i tir che giornalmente attraversano il tratto Flumeri Orneta, Difesa Grande, fino a raggingere lo sversatoio situato al confine con Monteleone di Puglia. Tre vasche sono ormai sature e si attende la realizzazione del quarto invaso. Mai bonificata invece la vecchia discarica situata nello stessa area nonostante la presenza all'interno di essa di rifiuti sospetti e pericolosi, più volte denunciata negli anni, dal compianto Giovanni Maraia. 

Così scriveva Lina Maglione: 

Il dolore di Pustarza....Ed ella sotterrò la dignità di questa terra dal sol baciata, fiera, rigogliosa, percossa ora da quell’essere invadente che la trafisse il cuore, ogni sentimento ogni valore.

E la miseria venne. Piansero gli occhi. Il dolore crebbe. Triste fu il cammino, sterile la via, di questa terra mia che morendo non trovò mai più l’animo suo...