La magia di Francesco De Gregori conquista Montella: il video

Un concerto da tutto esaurito ieri sera nel comune altirpino.

Montella.  

 

di Andrea Fantucchio 

«Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore». Francesco De Gregori ha calciato il suo ennesimo rigore, un concerto da tutto esaurito nella cornice del Verteglia Mater a Montella. Ieri sera il pubblico ha risposto presente (Le immagini girate da Orlando Matarazzo). 

Non solo affezionati di lungo corso, ma anche tanti giovani. Dopotutto la grandezza di questo cantautore sta nella capacità di superare, con le sue canzoni, il tempo e lo spazio. La profondità dei testi che conquista per la sua semplicità. Almeno apparente. Perché in De Gregori, spesso, a radicarsi nell'ascoltatore è proprio il non detto. La multiformità del messaggio che si cela dietro la semplicità di testi che possono essere compresi anche da un bambino.

Ieri sera in tanti hanno viaggiato in Africa con Celestino, o hanno sentito la chitarra di Caterina che suonava male, ma piaceva uguale. Perché è più importante quello che si ha dentro degli strumenti che si possiedono per esprimerlo. Quante volte, ascoltando la Donna cannone, abbiamo pensato che un posto nel mondo alla fine c'è per tutti. Basta trovare gli occhi capaci di vedere oltre le apparenze. E poi avere il coraggio di spiccare il volo in quell'emozione, l'amore, che non contempla reti di sicurezza.

E così in tanti si sono lasciati andare a parole e note che hanno segnato gli ultimi decenni della musica italiana. De Gregori non ha avuto bisogno di strafare o sorprendere, dopotutto la sua sobrietà e continuità sono il marchio di fabbrica. Un artista che non ha mai smesso di rinnovarsi, raccogliendo anche molte critiche. Un po' come al di là dell'oceano ha fatto Bob Dylan. Inviso ai fan della prima ora che lo vorrebbero relegato nelle vesti dell'eterno menestrello della musica country. Ma, si sa, la musica così come l'arte, quelle vere almeno, non possono essere confinate neppure nella ineluttabile prigione del tempo e perciò riescono a sottrarvisi.