Programma copiato, Ciampi contro Foti: nel 2016 tutti zitti

Il sindaco su fb: «Allora ci voleva l'attenzione nazionale. Oggi è cambiato tutto» Ma può bastare?

Il sindaco Ciampi, su facebook, annuncia la messa in sicurezza della casetta dell'Eliseo e torna sul caso delle linee programmatiche copiate da Verona: «Nel 2016 succedevano cose peggiori. Noi pompieri che dobbiamo spegnere un incendio»:

Avellino.  

 

di Andrea Fantucchio 

Negli ultimi tempi, si sa, il confronto fra partiti è sempre più svilente e la discussione sui temi di dibattito è stata accantonata in favore di una "caciara" segnata dall'attacco sistematico dell'altro in quanto tale. Meglio se l'altro in questione ha già avuto l'occasione di governare. Un po' come accade nei litigi accesi fra marito e moglie, dove può succedere che i protagonisti della contesa arrivino a riavvolgere il filo di colpe ed errori fino alla quarta generazione, senza risparmiare i rispettivi trisavoli. Non stupisce, dunque, che il germe del benaltrismo abbia attecchito anche al municipio di Avellino.

Lo abbiamo scoperto nei burrascosi giorni dell'approvazione del bilancio 2017. Quando era stata convocata una conferenza stampa per bacchettare «il disastro lasciato in eredità dal Pd». Poche le soluzioni offerte dall'amministrazione Ciampi. Una vaghezza ineffabile che si è poi tradotta nell'unica via possibile: la nomina del commissario da parte del prefetto. Una bocciatura per il piano di azione dei grillini? Certo che no. Ma un'occasione, parola di sindaco, per «debellare il marcio in questa città». E soprattutto porre un freno a maggioranza e opposizione che «hanno banchettato alle spalle dei cittadini». Chiaro che i diretti interessati abbiano deciso di denunciare Ciampi. Ma poco importa: «Governare Avellino, val bene una querela».

E così anche stavolta, sul caso Verona, il sindaco ha deciso di ricorrere a una dose di sano benaltrismo. Per chi se lo fosse perso, per «caso Verona» si intende la copia delle linee programmatiche della città di Romeo e Giulietta da parte dell'amministrazione avellinese. Linee programmatiche che, per inciso, a Verona non furono approvate poiché troppo vaghe. Una gaffe che ha conquistato spazio su tutti i giornali e i tg nazionali. Ma in realtà si è trattato solo di un maldestro tentativo di sviare l'attenzione dalle “cose serie”. E' Ciampi a chiarirlo su facebook: «Mi hanno girato un articolo del 2016 per rinfrescarci la memoria su cosa si faceva prima al Comune di Avellino (articolo de Il Ciriaco sui fondi per la Terra dei fuochi usati per il Natale). Argomenti che meritavano all’epoca attenzione nazionale. Altro che Verona. Oggi queste cose non accadono più perché ci sono un sindaco e una giunta 5 stelle».

Non è tutto. Il sindaco, infatti, indossa i panni del pompiere maldestro: «Abbiamo ereditato una casa in fiamme e per spegnere l’incendio può capitare di urtare qualche soprammobile. Noi continuiamo a concentrarci per spegnere l’incendio. E per dare un futuro serio alla nostra città. I cittadini alle elezioni hanno chiesto a noi di farlo...e lo faremo».

E anche la messa in sicurezza della casetta, adiacente all'Eliseo, diventa l'occasione per colpire «le amministrazioni precedenti, quando gli atti vandalici erano all'ordine del giorno». Il sindaco aggiunge: «Entro la fine del mandato realizzeremo, nell'Eliseo, l'Università dei nuovi media così come promesso in campagna elettorale».

Parole che finiscono per alimentare un clima già di per sé divisivo, rivelando una fragilità di fondo. Il segno distintivo dell'insicurezza è infatti sempre la spavalderia. Quella stessa baldanza che caratterizza una narrazione permeata da una perenne sindrome di accerchiamento tollerabile in un'opposizione con pochi temi, ma non certo in chi è chiamato a governare. Anche perché gli errori del passato, ad Avellino, sono noti a tutti e l'elettorato ha dimostrato di conoscerli bene quando ha scelto una strada diversa, mettendo in soffitta mezzo secolo di governo di centrosinistra. Ora, però, che il tempo delle elezioni è finito i cittadini attendono che proprio quel cambiamento promesso diventi azione. Magari, anche se qualche paladino della "democrazia diretta" storcerà il naso, conquistando il consenso e quindi i numeri in aula. Altrimenti, per paradosso, quest'amministrazione potrebbe diventare un nuovo metro negativo di paragone: dopotutto - parafrasando De Crescenzo - siamo sempre il Pd di qualcun altro.